Nelle crepe del suolo, le mie distrazioni

Sagome sottili su cui lo sguardo si sofferma.
Seguirne i profili lo aiuta a non pensare.
Son le mie utili distrazioni, ripete Luca a bassa voce mentre fermo, lungo la strada, inchioda lo sguardo a terra. Una porzione da isolare: la parte bianca è opaca, latte cagliato che si addensa nei confini; quella grigia è nitida, coacervo di fessure affastellate alla rinfusa. Continua a leggere

A caso, ancora (**)

Osservare distrattamente, come se di scenari rassicuranti ce ne fossero in abbondanza da non doverli fissare per paura di perderli.
Provare anche a sorvolare, non lucidamente, ma con spavalderia, nell’assurda persuasione che lo spazio sia tangibile e non volatile immaginazione.
Cullarsi nella leggerezza, quella che ti tira per le braccia e ti impone di seguirla, lei che ti prende per mano e ti conduce dove vuole. Continua a leggere

Se sei africano

Se sei africano e arrivi in Italia su un barcone, se la tua vita è attraversare confini in clandestinità, se la tua pelle è nera e la gente ti scansa perché quel colore scuro non lo tollera, allora puoi avere un nome qualsiasi, che sia Nangili, Walasma o Hamidi, non fa alcuna differenza. Il tuo destino è essere in balia degli altri, della benevolenza di chi ti vuole accogliere o della crudeltà di chi ti respinge. Continua a leggere