Strane cose, domani

All’inizio ho storto il naso, sembrava una trama trita e vagamente forzata.
Poi ho inarcato le sopracciglia, nel capire gli ingranaggi l’interesse è aumentato.
Le labbra, dopo, si son serrate nel veder emergere i dettagli più truci.
Ho spalancato gli occhi, infine e lo scenario complessivo si è disvelato così: un finale senza finale, in volo su una mongolfiera.

Strane cose, domani è un racconto coerente, a tratti allucinante.
Montanari ricorda un po’ Robecchi, non solo per l’ambientazione milanese, ma anche per certi soggetti improbabili che girano fra le pagine e per quella vena di disincanto auto commiserativo del suo protagonista.

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Vento e flipper

I primi due romanzi di Haruki, uno il seguito dell’altro.
Ascolta la canzone del vento
è il primo, meravigliosamente assurdo e sconclusionato.
Flipper, 1973
è il secondo, greve e cupo, immaginifico e silenziosamente disperato.

C’è tutta la sua cifra stilistica, anche se in albore, anche se acerba.
Si trova già qui, in nuce e in potenza, ciò che Haruki diventerà.
È quasi commovente scoprire com’era Murakami prima di diventare Murakami.

Scritti e pubblicati quando ero bambina.
Letti da grande, nei pochi giorni luminosi di un gennaio anomalo, che ha il prato invaso da margherite fiorite.

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