Dianthus vs mysotis

Hai presente quei pensieri che si stratificano continuamente come petali sovrapposti di un piccolo garofano?”
No, Gian, ai miei pensieri cerco sempre di dare una forma definita, come i petali semplici e regolari di un non ti scordar di me.”
Che noiosa che sei, Rebi, ti sarà capitato almeno una volta nella vita di avere le idee un po’ confuse prima di dare una forma definita ai tuoi ragionamenti, o no?”
Sì, certo, ma faccio in modo di chiarirmele presto. Inutile perdere tempo in sterili arrovellamenti mentali.”
Ti perdi il bello del ragionare, sai?”
Sarà.”
Perdersi nei cerchi concentrici del pensiero è esercizio che affina le capacità cognitive, che stimola la ricerca intellettiva, che spinge verso aperture inedite…”
A me pare solo una perdita di tempo.”
Troppo pragmatismo inaridisce, amica mia.”
Troppe paturnie mentali sfiancano, amico mio.”

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E questa luce?

E questa luce?”
È quella giusta per salutare l’anno vecchio, ma non è adatta per dare il benvenuto a quello nuovo.”
E perché mai, Gian?”
Per quell’opacità che ammanta l’intera scena. La percepisci, Rebi?”
No, io vedo un quadro nitido.”
Sempre così ottimista, Rebi, non cambierai mai.”
Sempre così negativo, Gian, sei incapace di smentirti.”
È proprio questo, il senso. Saper cogliere l’essenza nell’immobilità del tutto: la nostra, quella che trapela fra i rami, quella intrappolata nei colori.”
Tu vedi un senso dove forse non c’è o forse quel senso è talmente evidente da passare inosservato.”
Sembra una frase mia, Rebi!”
L’ho pronunciata col solo scopo di provocarti.”
Così mi piaci. Che anno nuovo sia, allora!” Continua a leggere

E gli alberi?


“E gli alberi, Rebi?”
Che colpa vuoi che abbiano, Gian?”
Nessuna. Stanno lì e resistono, per tutto il tempo. Io li capisco, sai. E non solo perché da una parte hanno le radici e dall’altra si arrampicano in cielo, ma anche perché è nel fusto la loro forza.”
La forza che li fa crescere, nonostante tutto?”
La forza che combatte il grigiore, il buio, la noia, ogni giorno di novembre.”
“E a dicembre no?”
“A dicembre gela.”

Insito e inseparabile

Tutta questa pioggia…”
“Ti ispira sempre la pioggia, vero Gian? È un tuo evergreen.”
“Sì, Rebi, per me le gocce hanno un fascino particolare, imperituro ed immanente.”
“Addirittura.”
“In senso letterale, intendo: insito e inseparabile.”
“Eppure non fanno altro che separarsi in mille rivoli discendenti.”

Per poi riunirsi in altri rivoli, ricongiungersi, allontanarsi di nuovo e a volte riprendersi. All’ingiù.”
“Metaforico?”
“Esplicito, direi.”

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Un variopinto omaggio all’inutilità del tutto

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Più passano i giorni e meno capisco.”
“Cosa non capisci?”
“Questo mio continuo cercare, pensare, scavare, sviscerare. È esercizio sterile.”
“Sei fatto così, Gian, non sei capace di vivere la vita senza indagare continuamente.”
“È che si creano spirali, si aprono vortici nella mia mente che poi sono costretto a colorare.”
“Colorare? Pure pittore sei diventato?”
“Sì, un pittore senza ispirazione che traccia policromi confini immaginari nel reticolo di pensieri confusi che si ritrova ad avere in testa.” Continua a leggere

In moto e immobile

Sono passati venticinque anni anni, lo sai, vero, Rebi?”
Sì, lo so, Gian, è la prima cosa a cui ho pensato quando ho aperto gli occhi stamattina.”
Una cifra quadrata, che ha angoli retti e lati che chiudono. Un numero senza scampo che inchioda lo sguardo a terra e non ammette vie di fuga.”
Ancora con queste simbologie tutte tue e che solo tu capisci, Gian?”
É lampante, Rebi! Con lo sguardo a terra sei costretto ad osservarti i piedi, le caviglie, le ginocchia e pensi che in quei venticinque anni la tua vita è andata di fretta su quelle gambe, eppure ti sembra di essere ancora fermo lì, dove eri allora. In moto e immobile, al contempo.”
Un quarto di secolo…”
…che è volato via.”
E in questo quarto di secolo noi abbiamo pensato a lui, ogni anno, nel primo giorno di maggio che quest’oggi si sveglia con la luce del sole.”
Ti ricordi dove eravamo, Rebi cara?”
Potrei mai dimenticarlo?”
Già, che domanda stupida che ti ho fatto.”
Eravamo con lui, in un qualche modo, come tutti coloro che lo hanno amato.”
Nel paddock, sulla pit lane, alla Tosa, alla Rivazza, al Tamburello, all’Istituto di medicina legale di via Irnerio, poi in Montagnola, a piangere lacrime dolci.” Continua a leggere

Non un lento traslare*

Puoi ascoltarmi un attimo, Rebi? Devo dirti una cosa.”
Certo Gian, dal modo in cui mi guardi sembra una cosa seria.”
Lo è, in effetti. Sono giunto ad una conclusione.”
A proposito di cosa?”
Una conclusione esistenziale.”
Ah ecco, una cosa così, roba da niente. D’accordo, sono pronta ad ascoltare la tua conclusione esistenziale.”
Ogni giorno ha un numero.”
Già…oggi è il 2 febbraio, quindi il numero di oggi è il 2.”
No Rebi, non è quello che intendo. Ti pare che possa essere una conclusione esistenziale una banalità del genere? Neanche non mi conoscessi.”
Perdonami Gian, so che sei capace di pensieri profondi, la mia ironia è del tutto fuori luogo. Vai avanti, ti ascolto.”
Ogni giorno porta con sé un numero, non quello scritto sul calendario, ma quello che scopriamo di avere dentro, scolpito nel DNA delle ore diurne che va sfumando nell’oblio delle ore notturne per poi scomparire completamente poco prima del risveglio, in modo da lasciare spazio al numero del giorno successivo. E la cosa strana è che nell’arco della giornata quel numero è verità assoluta, non ti viene da pensare che il giorno precedente aveva un numero diverso e quello successivo ne avrà un altro ancora. Pazzesco, no?” Continua a leggere

Nell’aria senza peso*


Vedi com’è libera?”
“Cosa, Rebi?”
“Quella frasca, sta sopravvivendo alla rigidità dell’inverno mantenendo intatta la propria leggerezza. Un bel segnale di libertà, non trovi?”

“Non trovo, o forse trovo, chissà. Padrona del proprio destino, intendi?”
“Più o meno. Che dici Gian, è un ramo di segale?”
“Mmhh…non credo, sai. Le somiglia, certo, ma la segale non ha una chioma così folta.”
“Ecco, appunto, folta.”
“Appunto?”
“Appunto. Vorrei un nuovo anno folto e leggero, come questo ramo di simil-segale.” Continua a leggere

Anima lieve*

Poi, forse, mi volterò indietro e in un lento incedere a ritroso incapperò mio malgrado in tutte le pecche della mia anima lieve. In serrato ordine allineerò i ricordi, come i filari di vite coi loro rami secchi che mi si schiudono agli occhi in una mattina di gelo. Altro non ho che la regolarità sfocata di questa sequenza di frasche; mi aiuterà a scandire i rintocchi che mancano al tempo che sta per scadere. Un anno, un giorno, un minuto e ciò che ora è, più non sarà.
Sull’altro versante dell’orizzonte dovrò per forza guardare.

“Abbastanza pessimistica e vagamente coercitiva, mia cara Rebi. In effetti, a parte quell’anima lieve nell’incipit che tanto sa di poesia, hai scritto un epitaffio al 2018 in stile mio, molto freeze. Continua a leggere

Su neve nebbia*

Poi, forse, un giorno vi darò conto di tutto,
degli affronti e dei pudori, delle mancanze come delle malefatte.

Ora non ho tempo, devo sommare le promesse ai bilanci, separare il torto dalla ragione, ripercorrere tutte le strade che ho abbandonato ancor prima di poterle capire.
Lasciatemi qui, da solo, a toccare con mano nuda la terra brumosa,
a socchiudere gli occhi quel tanto che basta per scorgere la nebbia che neve sfiora.

Che ne dici, Rebi, del mio epitaffio per questo 2018?” Continua a leggere

Baco cognitivo*

 

Mi chiedo: quando non riesco ad accettare l’evidenza delle cose posso attribuire la responsabilità ad una sorta di baco cognitivo del mio cervello?”
Dio mio Gian, le tue domande quadrate anche alle nove di domenica mattina?”
Rebi, sei tu che mi hai costretto ad uscire di casa con questa temperatura polare sotto un cielo grigio che vira al cupo. Per forza faccio pensieri quadrati.”
Siamo nel bel mezzo di un tratto di campagna, circondati dalla bellezza della natura, un briciolo di poesia, Gian, per favore.”
Eccola, mia cara.”
Cosa?”
La poesia. Guarda quella pozzanghera ghiacciata.”
La guardo, ma che ha?”
Ha diversi bachi cognitivi. Vedi tutte quelle bolle? Spezzano la linearità dell’insieme, sono sacche vuote mal programmate.”
E ti sembra un descrizione poetica la tua? Goditi il silenzio della campagna, lascia che l’aria pungente ti penetri nei polmoni e non pensare ai bachi. E poi perché “baco”?” Continua a leggere

Rumore bianco*

Non so cosa darei per avere un po’ di rumore statistico in testa.”
Un po’ di cosa?”
Di rumore bianco, hai presente?”
…ah si, quel libro assurdo di Don de Lillo. Non sapevo l’avessi letto. A me non è piaciuto.”
Non l’ho letto, Rebi e non so di cosa tu stia parlando. Io mi riferivo ad un concetto statistico molto semplice.”
Gian, lo sai che sono un’archeologa, di statistica non so nulla. Cos’è questo rumore bianco e statistico?”
È quando inserisci dati alterati in un campione per poterli anonimizzare.”
Ah ecco…e secondo te così ho capito? Se parli in italiano, magari… ”
Si tratta di immettere elementi di disturbo in un insieme omogeneo al fine di renderlo disomogeneo per non poter ricondurre le singole informazioni dell’insieme alla loro vera origine.”
Cioè vuoi farti del casino in testa?”
Più o meno. Vorrei riempirmi il cervello di variabili casuali in modo tale da non distinguere più quali cose mi fanno soffrire e quali no. Un bel minestrone di frutta e verdura, di terra e di vento, di sangue e di lacrime.” Continua a leggere

Nel come cade una foglia*

Lo sai che vorticano in aria senza una traiettoria precisa?”
“Cosa?”
“Le foglie, Rebi. Guardale, soffermati a fissare quell’acero laggiù, vedi che ogni volta che una foglia si stacca da un ramo, insegue un’onda d’aria diversa prima di precipitare al suolo?”
“Vedo. È la parabola discendente che impone loro il vento, a seconda della direzione che prende e dell’intensità con cui spira, credo.”
“Le foglie non hanno alcun potere di decidere come sarà la fine della loro storia. Non sanno quando arriverà il momento del distacco, non possono opporsi all’abbandono, né in qualche modo ribellarsi. Devono accettare tutto così, passivamente: il distacco, la parabola discendente, il casuale approdo sul terreno.” Continua a leggere

Nel come girano le cose*


Tutto sta nel come girano le cose. Se un giorno sembrano negative è solo perché il sole è sorto male, ha dato una spintone alla luna e tutte le costellazioni si sono scardinate. Mica è colpa tua, Gian, se il cielo oggi ruota al contrario.”
Tu sei fuori di testa, Rebi. È la terra che gira, non il cielo.”
Appunto! Ribalta gli schemi!”
Ok, sei fuori di testa all’ennesima potenza.”
No, guarda che è vero, se pensi che le cose vadano male per colpa tua non ne vieni più fuori. Sposta il pensiero su una banda collaterale, attribuisci un significato diverso alle cose fai, incardina ogni pezzo di giornata in uno schema speculare al tuo solito modo di ragionare. Non è così difficile, fidati di me.”
Parli come uno di quei libri che ti insegnano a meditare, a ritrovare te stesso nel silenzio, ad estraniarti dalla quotidianità. Che è, sei diventata una guru?”
Chi, io? Ma figurati! Ho solo imparato a farmi scivolare sopra le negatività, ho trovato un modo tutto mio di fare auto-terapia. Funziona, sai?” Continua a leggere