
Quanti occasioni di comprensione ci sono in “Prima persona singolare”?
La ricerca del limite su cui viaggiano paralleli sogni e realtà.
La certezza dell’onnipresenza di molteplici elementi illusori nel reale.
La constatazione che la vita dell’essere umano è un lungo viaggio, a tratti onirico, a tratti tangibile, in grado di attraversare multiformi esperienze e plurime relazioni.
E poi un corpo ricordato, un volto sconosciuto, un cerchio con molti centri, una birra scura, una sinfonia ascoltata centinaia di volte, una scimmia alter ego e una conversazione spiacevole al bancone di un bar.
Perché l’immaginazione nasce dal reale e dall’immaginazione si torna alla vita.
Grande lezione di Haruki, questa.