
“Com’è arida questa terra, cammino per i sentieri dell’oasi di Seu respirando polvere, sabbia, argilla sbriciolata. Sterpaglie e canne tagliate, erba secca e fogliame riarso, innocenti vittime del sole cocente, che tingono il paesaggio dei rossi, degli ocra, dei marroni, degli arancioni. Tutto sembra bruciato eppure è così vivo, ispido al contatto con le gambe in movimento, franoso sotto i miei piedi che calcano sicuri un percorso che ben conoscono. Sul confine compare il mare, una visione infinita di speranza. Lo respiro ad occhi chiusi, nella convinzione che la linfa salmastra mi nutra e mi infonda fiducia. Osservo le dune contaminate dalle alghe brune fotofile che formano un feltro nero, irregolare e appiccicoso dentro cui affondo i piedi, scivolando in una densa viscosità. Rimango qui ad ascoltare le spire del maestrale che fischiano rabbiose e provo la sensazione di essere tutt’uno con questo mare scorbutico di cui mi sento frammento, scheggia, fotogramma complementare. Rimango qui, immersa fino ai polpacci nei sassolini di quarzo ricoperti dallo strato di fibre scure compattate finché il richiamo degli arbusti e delle sterpaglie diventerà più forte e allora i piedi torneranno indietro, le narici ricominceranno a respirare polvere, sabbia, argilla sbriciolata. Continua a leggere →