“Dai, che il peggio è passato, che l’inverno è finito e quando arriviamo a girare la pagina di febbraio c’è solo luce davanti a noi. Lo sai vero, Sere?”
“Lo so, Dani, lo so.” Continua a leggere
Archivio mensile:febbraio 2015
L’osso in attesa di Niente
“Sento le mani scintillare, come ogni volta che me le hai toccate.
Il calore che sprigionano sta scaldando anche questi ultimi attimi di vita.
Ora, per l’ultima volta, prendo in mano la nostra riga di luce, ci faccio scivolare sopra un bacio e lo soffio delicatamente, col poco fiato che mi rimane, sicura che giungerà fino a te, sui tuoi monti aspri, nei tuoi rifugi scoscesi.”
In attesa del mio nuovo romanzo, Niente di niente, ecco la nuova edizione de L’osso e il blu, il luogo in cui Margherita Fascetti ha iniziato a raccontarsi la vita scrivendola, le pagine in cui Bea e Guglielmo si sono incontrati.
In versione e-book a € 1,99
http://www.ultimabooks.it/l-osso-e-il-blu
Eh no, Guglielmo
“Eh no, Guglielmo, il piacere di lasciarti io non te lo faccio.
Non ti libero dalla mia presenza.
Non annullo, d’imperio, l’ossessione di cui non riesci a liberarti da solo.
Non ti guarisco, io.
Io che sono veleno e antidoto, sofferenza e consolazione, tormento e sollievo.
Io che sono tutto e niente, per te. Continua a leggere
E poi, Bea
“Per convincermi a lasciarti mi ripeti sempre che le nostre strade non si sono incrociate al momento giusto. Perché si incontrassero seriamente avremmo dovuto conoscerci prima che iniziasse questo millennio, quando ero libero da impegni, da una famiglia, quando non avevo così tante responsabilità.
Lo sai bene, Bea. Continua a leggere
Niente di niente – Anteprima del mio nuovo romanzo
Margherita vive nel disequilibrio. Su pagine fitte, senza righe né quadretti, si racconta la vita scrivendola. La ferma, nero su bianco, per farla diventare reale o per negarsi la realtà.
Antonio è un bambino cresciuto precocemente. Come tutti gli orfani di madre ha dovuto imparare a cavarsela da solo, dentro e fuori le mura di casa.
Continua a leggere
Follia *
Teresa non ha ancora trent’anni e forse nemmeno lo sa.
Si aggira per le vie di Fabbrico avvolta da una nebbia densa anche nelle giornate di luce limpida. Nessuno conosce il suo vero nome, né quando sia nata, né se esista davvero. Sono io che la chiamo Teresa e che la immagino ragazza. Potrebbe chiamarsi Dirce o Antenore, Gisella o Clemente, avere vent’anni o cento, che nulla cambierebbe; sarebbe sempre una splendida pazza che incarna la follia di un paese perbene. Continua a leggere