Follia maggiore

Follia maggiore è il quinto.
Con Monterossi, Falcone, Ghezzi e Carella.
Alleggerisce e riconcilia dopo improvvide letture.
Reinventa e non delude nel rimpianto che dilaga.
Pergolesi e Rossini son spartiti fra le righe.
E le risate tornano sguaiate.

Questi i miei appunti a bordo pagina, con una chiusa finale che dice il vero:

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Le ragazze di New York

Così leggero da essere quasi evanescente.
Così soap opera da riportare alla memoria trame televisive di tempi andati.
Così sbrigativa la descrizione dei fatti, così superficiale la costruzione dei dialoghi, così banale l’evolversi degli eventi, che di un romanzo così a inizio anno ne potevo anche fare a meno.
Col prossimo torno a casa di amici, che è meglio.

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E questa luce?

E questa luce?”
È quella giusta per salutare l’anno vecchio, ma non è adatta per dare il benvenuto a quello nuovo.”
E perché mai, Gian?”
Per quell’opacità che ammanta l’intera scena. La percepisci, Rebi?”
No, io vedo un quadro nitido.”
Sempre così ottimista, Rebi, non cambierai mai.”
Sempre così negativo, Gian, sei incapace di smentirti.”
È proprio questo, il senso. Saper cogliere l’essenza nell’immobilità del tutto: la nostra, quella che trapela fra i rami, quella intrappolata nei colori.”
Tu vedi un senso dove forse non c’è o forse quel senso è talmente evidente da passare inosservato.”
Sembra una frase mia, Rebi!”
L’ho pronunciata col solo scopo di provocarti.”
Così mi piaci. Che anno nuovo sia, allora!” Continua a leggere