
Ci vuole abilità a scrivere un romanzo di soli antefatti, premesse, ricordi e rievocazioni.
Ci vuole grande padronanza di una certa tecnica narrativa ad indugiare così lentamente sui particolari, sulle supposizioni e sulle interpretazioni del possibile.
Ci vuole, altresì, una spiccata propensione per la narrazione a posteriori di fatti che mai giungono al dunque.
Ci vuole, non da ultimo, la chiara volontà di creare un’attesa esasperante per una verità da rivelare solo di sfuggita, verso il finale.
E il lettore, tutti questi ci vuole, almeno un po’ li deve amare, altrimenti si annoia.
Comprato perché definito romanzo distopico, ma di distopico “Non lasciarmi” ha ben poco.
E’ lontano anni luce questo inedito Ishiuguro dall’incantevole Ishiguro di “Quel che resta del giorno”. Continua a leggere