Operazione Shylock

Due Philip Roth, quello vero e quello falso, si sfidano. Il primo inganna sé stesso ingannando il suo doppio; il secondo si impone sulla scena a scombussolare vite, storie, ricordi.

Operazione Shylock è un dedalo impervio in cui, alla continua ricerca dell’identità ebraica, nello scrittore si nasconde l’uomo. Nel leggerlo, proprio quando si ha la sensazione di avere in testa una gran confusione, ecco che Roth ferma il narrato e riepiloga gli eventi a vantaggio del lettore che da lì riparte, cercando, invano, di capire. Nel proseguire, quando raramente sembra di aver afferrato il ruolo del vero Roth e il significato del falso Roth, ecco che la scena si ribalta e le certezze scompaiono. Un labirinto perfetto dove l’immaginazione sovrasta la realtà e la realtà capovolge l’immaginazione, la concretezza si fa evanescenza e il lettore ne esce frastornato.

Ricco di personaggi improbabili, narcisistico all’esasperazione, intrecciato a più livelli, denso di richiami dotti, Operazione Shylock è intriso di pensiero politico e filosofico. Una sfida faticosa, però Roth scrive divinamente, in un immenso fluire al limite del logorroico che desta infinita ammirazione.

Lettura complicata, sfidante, altissima.

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La controvita

Una diavoleria perfettamente architettata.
Un meccanismo narrativo ad incastro che nel cambiare continuamente punto di vista, sorprende, destabilizza, ribalta il lettore.
Un inganno continuo di narrazione e contro narrazione da cui è impossibile salvarsi.
Ci si può solo inchinare di fronte alla perfezione de “La controvita”.

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Trilogia di Zuckerman (Lo scrittore fantasma – Zuckerman scatenato – La lezione di anatomia)

Non ci avrei scommesso un centesimo sul mio innamoramento letterario per Philip Roth.
L’innata resistenza alla letteratura americana, i tentativi fatti con altri autori e quasi tutti falliti e quel pregiudizio a lungo maturato che fa desistere di fronte all’impulso di provarci ancora mi avevano sconfortata nel corso degli anni. Per fortuna la tenacia ha vinto, la scintilla è scoccata ed è diventata fuoco crescente nel leggere la Trilogia di Zuckerman dove la letteratura è al centro di ogni cosa, gli ebrei d’America le ruotano intorno e a permeare la scena c’è l’ardore. Un ardore che diventa rabbia, sconforto, autocommiserazione e che si fa dissoluzione, esaltazione e furore nelle fasi alterne della vita di Nathan Zuckerman, lo scrittore protagonista, per cui il successo è frivolo e le sconfitte sono macigni.

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