Operazione Shylock

Due Philip Roth, quello vero e quello falso, si sfidano. Il primo inganna sé stesso ingannando il suo doppio; il secondo si impone sulla scena a scombussolare vite, storie, ricordi.

Operazione Shylock è un dedalo impervio in cui, alla continua ricerca dell’identità ebraica, nello scrittore si nasconde l’uomo. Nel leggerlo, proprio quando si ha la sensazione di avere in testa una gran confusione, ecco che Roth ferma il narrato e riepiloga gli eventi a vantaggio del lettore che da lì riparte, cercando, invano, di capire. Nel proseguire, quando raramente sembra di aver afferrato il ruolo del vero Roth e il significato del falso Roth, ecco che la scena si ribalta e le certezze scompaiono. Un labirinto perfetto dove l’immaginazione sovrasta la realtà e la realtà capovolge l’immaginazione, la concretezza si fa evanescenza e il lettore ne esce frastornato.

Ricco di personaggi improbabili, narcisistico all’esasperazione, intrecciato a più livelli, denso di richiami dotti, Operazione Shylock è intriso di pensiero politico e filosofico. Una sfida faticosa, però Roth scrive divinamente, in un immenso fluire al limite del logorroico che desta infinita ammirazione.

Lettura complicata, sfidante, altissima.

Le sue storie sono esatte e veritiere? Per quanto mi riguarda, io non mi faccio mai domande sulla loro autenticità. Le vedo invece come un’invenzione che, come tanti degli spunti presentati dalla fantasia, fornisce al narratore la menzogna attraverso la quale formulare la sua ineffabile verità.”

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