In Kimi

In Kimi credo.

In Kimi vedo l’equilibrio.
Una strana forma di bilanciamento che lo rende diverso dagli altri professionisti del circus.

Pilota anomalo Raikkonen, capace di vivere anche senza la Formula 1, talmente dotato di talento e velocità da regalarci un mondiale inaspettato nel 2007, poi fare due annate insoddisfacenti e, col rischio di vedere tramontare una carriera, prendersi una pausa per fare altro. Da quando è tornato, nel 2012, è sempre lui il mio punto di riferimento in pista.

Pilota affascinante nel suo essere glaciale. Uomo che ama il divertimento e la vita reale, finlandese dalle parole rare, avaro di sorrisi, contenuto nelle reazioni, sconosciuto nella sua emotività.

Oggi il terzo gradino del podio di Montecarlo avrebbe dovuto essere suo, di forza per il sorpasso straordinario in partenza, di diritto per la potenza della sua guida, di merito per la qualità dei suoi giri veloci. E invece è arrivata una Marussia qualunque a tamponarlo, da doppiata, in regime di safety. E’ capitato un Magnussen di troppo in collisione sulla strada della rimonta.

Solo questo mi va di raccontare del Gran Premio di oggi. Non della doppietta monegasca di Rosberg, non della pagliuzza di graining nell’occhio sinistro di Hamilton, non della prestazione depotenziata di Alonso.

Solo di Kimi mi va di raccontare.
Perché in Kimi ho sempre creduto.

KIMI

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