Storia di Leo in bicicletta

Gira in bicicletta come un ossesso fingendo di dover consegnare documenti importanti da un bar all’altro della città. Entra negli edifici pubblici immaginandosi fattorino, nei negozi per chiedere ai commercianti come vanno gli affari, controlla che fra i banchi del mercato non ci siano ladruncoli in agguato. Ha una parola per tutti, un saluto per chi non conosce e un cenno d’intesa confidenziale per chi gli è amico. Alle signore riserva un inchino riverente, ai bambini un ciao sguaiato, agli uomini di qualsiasi età un improbabile saluto militare. Fra le mani stringe cartelline anonime, finti pacchi postali, ogni tanto un fiore.

Si chiama Leo ed ha una bici sgangherata e cigolante che pare disfarsi sotto il gravame del suo sovrappeso. “Non la aggiusterò mai” – dice furbetto – “perché così malmessa è talmente brutta che a nessuno viene voglia di rubarmela”. E nel dirlo fa l’occhiolino, sorridendo, col suo bel faccione rubizzo capace di emanare luce.

E’ un caciarone Leo, un personaggio allegro che si sente arrivare da lontano; il suo vociare ciarliero è un sottofondo familiare nelle vie della città. E’ sempre in movimento, preso da una frenesia positiva, spinto da una dinamicità senza scopo che lo guida quotidianamente nel suo intricato percorso di vita.

Oggi, per la prima volta da quando lo conosco, l’ho visto fermarsi, appoggiare la bicicletta contro un cancello e sedersi su un marciapiede. L’ho visto triste, con lo sguardo fisso sui piedi, le braccia abbandonate lungo i fianchi, le gote rubiconde lievemente impallidite.
Forse si è stancato Leo. Forse non ce la fa più a mettere in scena ogni giorno la stessa commedia, forse sta meditando una vita diversa perché si rende conto che il mondo vero non è come lo vede lui.

L’ho oltrepassato, camminando lenta, cercando di non incrociare quegli occhi infelici che non gli riconoscevo. Avrei voluto dirgli che non deve preoccuparsi, che capita a tutti, ogni tanto, di essere stanchi di come si è, che i giorni foschi in cui non sopportiamo nemmeno noi stessi sono giorni che fanno male, è vero, ma così come sono arrivati, poi svaniscono, senza lasciare troppi segni.

Glielo dirò domani, se lo incontrerò.

Leo

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11 pensieri su “Storia di Leo in bicicletta

  1. Ciao Stefy, non mi faccio viva da un po’, casini vari….
    Mi piace questo racconto di Leo, è un personaggio che fa tenerezza e attira simpatia. Scritto benissimo, come sempre.
    Un abbraccio.

    • Ciao Sally, è bello sentirti di nuovo. Spero non ci siano cose gravi nei tuoi casini vari. Sono contenta che Leo ti stia simpatico e grazie per i complimenti, sei sempre cara. Ricambio l’abbraccio.

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