La decisione di spegnersi nel mare l’aveva presa senza esitazioni.
Voleva che fossero le onde a marcare la fine, perché l’acqua era sempre stata la sua forza e, insieme, la sua debolezza.
Il mare come grande contraddizione, che è forza e coraggio, luce scintillante puntinata sulle onde; il mare che è paura, gravità e profondità, buio cavernoso in cui terminano gli abissi.
Le piaceva sedersi sulla battigia ad ascoltare le acque calme e a guardare le maree, provava sollievo nel posare lo sguardo infinito sull’orizzonte increspato. Lo faceva nelle ore meno calde, di levante e di ponente, coi magoni da mandare giù, traghettando gli anni opachi dei suoi lunghi stati depressivi, ormai incurabili.
Era un giorno come tanti, con la spiaggia ancora affollata, nonostante l’ora del tramonto. Pochi i turisti, molti gli abitanti del luogo che lei conosceva bene, perché su quella spiaggia c’era nata, ne faceva parte. Coltivava da tempo l’idea di salvarsi da sola, di guarire il proprio dolore dissennato placando, per sempre, corpo e pensieri. Decenni di medici e medicine non erano riusciti a salvarla dal nero tormento, si sarebbe salvata da sola.
Aveva iniziato a camminare lentamente verso il mare, sperando di passare inosservata, perché in sessant’anni nessuno mai l’aveva vista entrare in acqua; che non sapesse nuotare era risaputo. Avanzava dolcemente, con le braccia rilassate lungo i fianchi, un candido sorriso sulle labbra asciutte e nelle orecchie la propria voce, incerta e logorata, che le ripeteva: “salvami, salvami, salvami”, una litania di morte, l’unico rimedio possibile.
Voleva che fosse la mano sinistra, quella del cuore, ad essere sommersa per ultima dall’acqua; con un cenno oscillante avrebbe salutato tutti: la spiaggia, gli amici, le onde.
Ma le voci seguono voci e le mani cercano mani. Una presa sicura, un rullo di salvataggio gettato in mare, fiati di uomini che gridano il suo nome. Un ritorno alla vita che non aveva calcolato. Forse perché non aveva considerato che il dolore non si annulla con una decisione, che non lo si può aggirare con una scorciatoia.
Va sconfitto ad armi pari, guardandolo negli occhi.
(** lato b)
C’è sempre qualcuno che ti tende una mano.
E che si prende cura di te.
Hai letto , o visto “Caos Calmo” ?
Si, letto, visto e molto piaciuti entrambi.
Io ho solo visto il film 🙂
Il mio “salvami” ti ha ricordato la scena iniziale del film?
Non so se è un mio collegamento improprio ma mi è venuta alla mente quella storia, per il salvataggio in mare della donna ed ora ancora per lo svelamento del suicidio.
Non avevo pensato a caos calmo, però mi ci stai facendo pensare tu e non credo sia un collegamento improprio. L’inconscio, la memoria, i retaggi. E poi le cose che leggiamo e vediamo, che lasciano tracce dentro di noi. Stanno lì latenti e poi vengono fuori, senza consapevolezza o volontà, in forme impreviste e inaspettate. Grazie per avermici fatto pensare.
Sono d’accordo con te, siamo tutto quello che abbiamo letto, visto, in generale vissuto. 🙂
E il bello è che non siamo solo quello che ci è piaciuto o abbiamo amato, ma anche i dispiaceri e i dolori, a tutto tondo, come la vita. 🙂
Sei riuscita a unire tristezza e dolcezza. Molto bella anche questa versione femminile.
Un dolce tentativo di suicidio, si. Grazie cara.
Grazie, specie per le ultime 5 righe!
Sono le mie preferite. Grazie a te.
Un vero colpo di teatro: “salvami” che tutti, lettori e protagonista del lato a, credevano fosse una richiesta di aiuto a chi stava per soccorrerla, era in realta’ un’invocazione alla morte che la salvasse dalla vita. No, piu’ che colpo di teatro, e’ un’intuizione felice ed esatta, per niente macabra, di come il depresso ami la morte piu della vita.
Posso dirti brava?
ml
Ero certa che avresti colto la dicotomia dilaniante e salvifica che agita le menti depresse. E sono lieta di non averti trasmesso sensazioni funeree, ma intuizioni felici.
Posso dirti grazie?
no, non ce n’è bisogno 🙂
piuttosto aggiungo che ho trovato una scrittura più attenta alle parole e alle immagini musicali (“nelle ore meno calde, di levante e di ponente” e quella mano sinistra, quella del cuore, a essere sommersa per ultima!)
ciao
Credo sia merito del mare e dell’effetto benefico che ha sulla mia immaginazione.
Ha ragione ml, e anche Sally: per niente macabro e c’è molta dolcezza in questa signora stanca della propria vita. Sei sempre brava Ste.
E tu sempre molto generosa. Bentornata!