Storia mia, per riavvolgere la pellicola

Poggiato ad un deambulatore, avanza, malfermo, fra le corsie del supermercato. E’ molto anziano, di panni pesanti vestito, un rigido cappello a tesa larga gli fa ombra sugli occhi. Secco più di un ramo d’inverno, grinzoso e malinconico, è arroccato nell’incedere. Si muove lento e circospetto, chiuso in una rigida ritrosia, avvolto nell’orgoglio di farcela da solo.

Lo incrocio diverse volte nel percorso fra gli scaffali e quando il mio carrello sfiora le ruote del suo presidio ingombrante, gli chiedo scusa. Lui non alza lo sguardo, nemmeno risponde.

Vorrei offrirgli aiuto, ma non lo faccio; è una presenza, la sua, che mette distanza.

Alla cassa impiego molto tempo a svuotare il mio carrello debordante. Affaccendata fra i cereali, il pesce, il prosciutto e i rapanelli, non presto attenzione a ciò che sta succedendo nella cassa a fianco. Sento il cassiere discutere con il signore anziano, ma sto caricando i gelati, le crocchette per Zampetta, il detersivo per i delicati e non capisco.

Imbusto le provviste e pago il mio conto, che supera abbondantemente i cento euro. Riafferro il carrello e vedo, abbandonata nella cassa di fianco, la spesa del signore anziano.

E lui che non c’è più.

Osservo quei viveri inerti: mele, lambrusco, insalata, spaghetti, pane. Chiedo al cassiere per quale motivo il signore abbia lasciato lì la sua spesa.

Voleva pagare il conto con il codice fiscale – mi risponde – non aveva altro.

Mi fermo e rifletto. 
Vorrei riavvolgere la pellicola, bloccarla a pochi minuti fa, tirare fuori dal portafoglio gli otto euro e settanta centesimi per pagare la spesa di quel signore anziano. Vorrei cambiare il corso delle cose.

Guardo fuori, del signore grinzoso e malinconico non c’è traccia. Eppure andava lento nel suo deambulatore. La pellicola non si può ravvolgere. Ci sarà una prossima volta  – mi dico – ma non ne sono così convinta.

Spesa

24 pensieri su “Storia mia, per riavvolgere la pellicola

  1. … quante volte far tornare i conti economici cozza col far tornare i conti su sentimenti e bisogni…Abbiamo inventato con l’intelligenza, sistemi intelligenti per far quadrare un profitto necessario a rispondere ad altri sistemi intelligenti, che garantiscono la “vita delle attività” ma sanciscono “la morte dei più deboli” … un conto attivo sul fronte economico determina spesso un conto in rosso sul fronte dei sentimenti e dell’altruismo….

    • Io, per prima, vittima e complice di quel conto attivo. E dire che sarebbe bastata un po’ di attenzione in più da parte mia. Me ne rammarico e vorrei poter rimediare. Grazie Franco, molto saggio e vero il tuo pensiero.

      • La sensibilità è una virtù che fa soffrire ma che ci ammaestra..la vita ti offrirà altre opportunità che affronterai con armi che prima non avevi..e qualcuno ne avrà giovamento.

  2. Mi è capitato una volta sola di vedere una signora che metteva sotto il cappotto un pacco di pasta. Mi sono avvicinato e ho chiesto “mi consiglia questa marca o quella?” riferendomi alla pasta. Lei risponde titubante “guardi, quella della “nota marca di supermercati” è la migliore”. “E quale sugo mi suggerisce?” continuo io. “Però io la poserei quella pasta che ha messo via: non è buona”. E siamo usciti, io con la mia spesa e lei con la sua, che mi è costata meno di un pacchetto di sigarette.

    • Non era buona quella pasta, è stato decisamente buono ciò che hai fatto tu. Se avrò un’altra occasione penserò alla tua discrezione, al tuo buon senso e agirò, prendendoli ad esempio. Grazie per aver condiviso, grazie per Harold e Maude che evocano in me ricordi lontani di spensieratezza.

  3. se uno consegna un codice fiscale per pagare al supermercato perché ha solo quello, solitamente c’e’ un perché e non sempre, anzi molto raramente quel perché si chiama sfortuna.

  4. io le chiamo “chiamate urbane”, senza scatto alla risposta, eppure per diversi motivi (distrazione, noncuranza, impossibilità) il più delle volte non rispondiamo e perdiamo l’occasione. per fortuna di chiamate ce ne capitano spesso e la prossima volta non perderemo l’attimo.
    quanto alla scrittura, bellissimo il primo paragrafo, un ritratto dell’uomo anziano che ti resta dentro.
    ml

    • Mi piace molto la definizione “chiamate urbane”. Mi riporta a un’epoca in cui, senza tutta questa benedetta/maledetta tecnologia distanziante, eravamo più attenti, più premurosi, più umanamente vicini. Grazie ml, il ritratto dell’uomo anziano resterà a lungo dentro di me, mi fa piacere avertelo trasmesso.

  5. Detestabile, la sensazione che si ha dopo aver perso l’occasione di aiutare l’altro.
    È come quando si perde un treno o si manca il momento giusto per dire ciò che si pensa.
    È la vita che ti ha chiesto di esserci, e tu irrimediabilmente e passivamente non ci sei stato.

    Complimenti, sei arrivata per via diretta ai sentimenti.

    • Grazie asacento, mi colpisce il modo in cui hai colto in pieno il mio stato d’animo. Il rimpianto è anche amarezza nei confronti di se stessi, è anche rabbia per ciò che non si è fatto. Quell’ “irrimediabilmente” e quel “passivamente” che scrivi tu, descrivono esattamente come mi sono sentita io. Grazie davvero.

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