Io che amo solo te (2)

E’ forse una delle più belle canzoni di devozione mai scritte, una di quelle poesie che meglio raccontano l’amore assoluto, pensata per chi ha scelto di condividere la vita con una sola persona, per sempre.

In questi giorni difficili, di corsie e flebo, di paure e sollievo, ho avuto modo di capire definitivamente che non c’è niente di più assoluto del legame che unisce una madre ai propri figli.

Bisognerebbe, ogni tanto, trovare il coraggio di dire a chi ci ha generato che non abbiamo bisogno di amare mille cose, che non ci perderemo fra le strade del mondo.

E che, se le illusioni svaniscono, il nostro legame indissolubile durerà.
Per sempre.

Io mi fermerò
e ti regalerò
quel che resta
della mia gioventù

(Sergio Endrigo, Io che amo solo te)

19 pensieri su “Io che amo solo te (2)

  1. Ciao Stefania, le tue parole mi hanno commosso. Vorrei che un giorno, uno dei miei figli potesse dedicarmi un pensiero così pieno d’amore. La tua mamma ne sarà orgogliosa…più che mai. Un abbraccio e un caro Augurio. Con Affetto, Terry

  2. mi hai fatto rivivere un momento molto simile vissuto di recente.
    in questi momenti la scrittura non è una fuga, o un momento frivolo, o una perdita di tempo. anzi.
    grazie e auguri
    luc.

  3. c’è qualcosa che va oltre la retorica della maternità/paternità…le parole d’amore auspicate da un figlio/a,per quanto mi riguarda,non sono affatto della sostanza e forma che hai descritto e legato a questo brano,come non penso di avere mai detto parole che per contro,esprimono la stessa forma di sentimento a mia madre!La vita è dura,dura nella sua essenza,averla donata e averla ricevuta non è un merito fine a se stesso,(parlo col sentire di padre e prima di tutto come figlio).Insomma penso che le “parole d’amore”di cui parli,quelle auspicabili dai figli a se stessi o alla propria madre,debbano essere scevre dalla vecchia retorica e vadano oltre l’oltre che,nel bene bene o nel male,sono meglio di un”sorriso di circostanza”.Sono felice,ma non troppo,quando parlando con mia figlia o mio figlio,mi rendono conto del loro”sentirsi persi”nelle strade del mondo e…quando parlo con mia madre,non penso di esprire un concetto diverso dalla stessa sensazzione di sentirsi sperduto…potrebbe sembrare un pensare angosciante invece è rassicurante proprio perchè dà il senso del pensato,mi piace pensare e sentire la potenza del pensiero dai miei figli,certo come figlio il mio pensiero balbetta molto di più,ma in fondo è meglio di un bacio devoto sulle guancie!
    saluto,anto.

    ..a riguardo consiglio la lettura degli ultimi due video pubblicati su youtube di violadecriptata.

    • Ogni genitore, ogni figlio può trovare il proprio pensiero sul legame indissolubile fra chi genera e chi riceve la vita. Un bacio devoto sulle guance può avere mille significati; è il modo in cui lo doniamo o lo riceviamo che ci trasmette il significato più appropriato.
      Grazie Antonio per il tuo intenso contributo.
      Stefania

      PS: Mi è bastato leggere il primo video, non credo approderò al secondo, senza polemiche, of course…

  4. Io che amo solo te.
    Quel che resta della mia gioventù.
    Sergio Endrigo un personaggio scomodo alla televisione-radio e canali d’informazione.
    Sicuramente sé n’è andato troppo presto,
    ma… le sue emozioni.
    Troppo banali chiamarle semplicemente canzoni.
    Così struggenti e avvolte dal carisma del cuore. RImaranno impresse nell’enciclopedia della nostra memoria.
    Brava Stefania, ancora una volta dai risalto a persone che hanno cristallizzato l’anima
    centellinando i sentimenti che scuotono la nostra esistenza.

  5. usi il medesimo titolo per due brani molto diversi, uno pubblico, di segnalazione e critica (e penso che sull’onda delle tue parole non leggerò quel libro), l’altro privato, di riaffermazione degli affetti e dei legami.
    è come dicessi al lettore, non è importante da dove si parte ma dove quella frase iniziale ti porta e come, con quali parole, con quale sentire.
    da parte mia leggendoti sorge un pensiero a margine: l’ospedale per quanto luogo di sofferenza (o forse proprio per questo) può essere catalizzatore di un buon sentire, da una parte e dall’altra del letto.
    ml

  6. Le tue parole mi hanno commosso, ancor di più perché sono collegate a questa canzone di Sergio Endrigo alla quale sono affezionata, mi ricorda l’infanzia e un 33 giri che mia madre adorava particolarmente, parole e musica intrise di malinconica melodia.

    • Grazie Cristina, è una canzone nostalgica e molto evocativa. Il 33 giri, quello un po’ gracchiante che rompeva il silenzio nelle stanze, è un ricordo comune ai miei anni di bambina. Sono contenta di aver suscitato in te belle sensazioni. Benvenuta.

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