Di avere una predisposizione per ciò che è al limite dell’anacronistico già lo sapevo. Del fatto che sempre più spesso oriento la mia attenzione su brani datati che in pochi ancora ascoltano, ne ho piena consapevolezza. Ho una mia particolare idea di musica intramontabile, considero eterni certi pezzi privi di fama e di fortuna. Sono eterni per me, non in assoluto.
Nel mio vagare fra canzoni dimenticate, incontro spesso Dietro la porta di Cristiano De Andrè. Una canzone fuori tempo, un sottofondo musicale che mi accompagna sovente, anche quando presento i miei libri.
In questi giorni veloci, frenetici, furiosi, ritrovare impronte inalterate su cui ritornare e spazi già riempiti sempre pronti ad accoglierci, ha un che di confortante. E dietro la porta di Cristiano c’è quel mondo fitto che ci rassicura: pensieri importanti parcheggiati in un angolo, la polvere dei ritorni, l’ombra dell’anima attenta. E poi le notti imperdibili, il consumarsi di mani, gli occhi segretamente nascosti.
Dietro la porta di Cristiano c’è quello che sta dentro le nostre ore: un tappeto di stelle, un leggero passo di vento.