Io che amo solo te (1)

E poi una sera di gennaio, dalle pagine del web, spunta Elisa, giovane donna dal sorriso luminoso che spesso legge le mie microstorie, le mie recensioni, i miei commenti anomali alle canzoni datate. Mi consiglia un libro Elisa perché, dice, vorrebbe sapere cosa ne penso.

Accolgo volentieri il suo invito e inizio a sfogliare Io che amo solo te di Luca Bianchini. Poche pagine e capisco che questo giovane e già famoso scrittore torinese ha fra le mani una grande storia, un racconto di famiglie, di relazioni complesse, di fervida meridionalità.

Al centro c’è l’amore impossibile, quello che resiste, inespresso e non vissuto, per tutta la vita. L’amore idealizzato, intoccabile e perfetto perché solo immaginato. Sono le generazioni che si fanno carico di tramandare gli affetti e le incomprensioni, i legami e l’odio, la catena degli eventi. Il contesto è la Puglia dei giorni nostri, terra di sangue e di forza, di taralli e negramaro, dove il vento e le onde cuciono gli umori e le giornate di chi la abita.

Insomma c’è tutto quel che servirebbe per un romanzo sentimentale di valore, di quelli che lasciano il segno nella memoria dei libri letti e piaciuti. Ma c’è qualcosa che non mi convince, qualcosa capace di rendere debole un impianto di per sé solido. E’ l’innesto di un doppio registro umoristico che permea le pagine di luoghi comuni, di personaggi e situazioni caricaturali, che rischia di rendere smodato ciò che invece dovrebbe essere misurato.

Un matrimonio descritto come tripudio dell’ostentazione e del kitsch, un fotografo donnaiolo che si chiama Vito photographer e che ci prova con la sposa, un presentatore sfigato che risponde al nome di Giancarlo Showman, gli zii del nord così chiusi e noiosi, la sorella della sposa che sogna di realizzare il Nancy Casarano Show, il gé-ghe-gé, l’aserejé e il trenino dei parenti. E’ tutto un cliché, un susseguirsi di stereotipi che non credo facciano onore alla Puglia e ai pugliesi.

Sarà che tendo ad essere moderata, però io, in un romanzo corale di vite intrecciate che parla d’amore col mare sullo sfondo, al massimo innesterei un po’ d’ironia, che è leggera ed elegante, di certo non la parodia che svilisce e banalizza.

Io che amo solo te

10 pensieri su “Io che amo solo te (1)

  1. Certo è che, se l’impianto narrativo, di “Io che amo solo te”, tentenna, indebolito da ingredienti non richiesti e svilenti, tutto ciò, tu lo sai mettere a nudo e renderci partecipi di questo tuo disagio di lettrice con una eleganza descrittiva unica… scrivere qualche libro ti potrebbe riuscire bene. 😉

    • E’ un libro ambivalente, diciamo che non è uno di quelli che rileggerei. Però ha venduto tanto ed è piaciuto molto quindi, come dico sempre, quando uno scrittore è capace di vendere, ha sempre ragione lui! Come stanno i burattini?

  2. Amica mia, sai che poche settimane fà ho cominciato a leggerlo e dopo un’ottantina di pagine ho lasciato? Quando trovo un libro che non mi cattura non sò mai se continuare e sperare o semplicemente lasciare e cercare altro…Stavolta ho lasciato.

  3. Sto leggendo l’osteria della fola e mi piace tanto,anche perché sono una fan del racconto…ne leggo uno e mi addormento…e Pederiali parla di casa nostra,della nostra gente, mi ricorda i racconti di mia mamma.
    Mi rendo conto di essere sempre piú attaccata alla terra dei miei padri pur avendo viaggiato e visto tanto altro..
    Burattini stanno in compagnia nel foyer,ma il loro padre non perde occasione x venirli a trovare…

    • Anche io Maurizia sento di essere molto legata alla nostra terra, soprattutto in questi giorni. Sono contenta che ti piaccia Pederiali, ne scriverò presto. Un saluto caro a te, al buratinér, a Sandrone e alla Paulonia!

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