“Non so cosa darei per avere un po’ di rumore statistico in testa.”
“Un po’ di cosa?”
“Di rumore bianco, hai presente?”
“…ah si, quel libro assurdo di Don de Lillo. Non sapevo l’avessi letto. A me non è piaciuto.”
“Non l’ho letto, Rebi e non so di cosa tu stia parlando. Io mi riferivo ad un concetto statistico molto semplice.”
“Gian, lo sai che sono un’archeologa, di statistica non so nulla. Cos’è questo rumore bianco e statistico?”
“È quando inserisci dati alterati in un campione per poterli anonimizzare.”
“Ah ecco…e secondo te così ho capito? Se parli in italiano, magari… ”
“Si tratta di immettere elementi di disturbo in un insieme omogeneo al fine di renderlo disomogeneo per non poter ricondurre le singole informazioni dell’insieme alla loro vera origine.”
“Cioè vuoi farti del casino in testa?”
“Più o meno. Vorrei riempirmi il cervello di variabili casuali in modo tale da non distinguere più quali cose mi fanno soffrire e quali no. Un bel minestrone di frutta e verdura, di terra e di vento, di sangue e di lacrime.”
“Gian?”
“Che c’è?”
“Hai appena reso poetico un concetto statistico.”
“Solo perché ho messo in fila una manciata di parole patetiche?”
“No, perché hai mescolato le lacrime al vento.”
*Rebi e Gian, capitolo 3
👏👏👏
Grazie 🙂
Love this shot!
What’s this?
Spilled yogurt on the floor.
It was a mess…
😉
I’m in the white noise.
🙂
So am I.
So I feel.
Thank you.
Gian pur ingabbiato nella razionalità (è razionale anche nell’esprimere un desiderio di illogicità) ha sprazzi di poesia involontaria che Rebi coglie al volo.
ml
Nei tentativi continui di provare ad essere diverso da come è.
Buona giornata, ml
😊
…no ecco, un po’ ritratto il commento al brano precedente perchè di statististico tu non hai propio niente. 😉
Infatti!
Io e la statistica siamo universi respingenti e non dialoganti.
🙂
dialogo serrato, ben riuscito
Grazie e benvenuto fra le mie righe.