“Mi chiedo: quando non riesco ad accettare l’evidenza delle cose posso attribuire la responsabilità ad una sorta di baco cognitivo del mio cervello?”
“Dio mio Gian, le tue domande quadrate anche alle nove di domenica mattina?”
“Rebi, sei tu che mi hai costretto ad uscire di casa con questa temperatura polare sotto un cielo grigio che vira al cupo. Per forza faccio pensieri quadrati.”
“Siamo nel bel mezzo di un tratto di campagna, circondati dalla bellezza della natura, un briciolo di poesia, Gian, per favore.”
“Eccola, mia cara.”
“Cosa?”
“La poesia. Guarda quella pozzanghera ghiacciata.”
“La guardo, ma che ha?”
“Ha diversi bachi cognitivi. Vedi tutte quelle bolle? Spezzano la linearità dell’insieme, sono sacche vuote mal programmate.”
“E ti sembra un descrizione poetica la tua? Goditi il silenzio della campagna, lascia che l’aria pungente ti penetri nei polmoni e non pensare ai bachi. E poi perché “baco”?”
“Baco uguale Bug, l’errore di scrittura del codice sorgente di un software.”
“Certo, come no…”
“È semplice: io non ho il codice sorgente per accettare l’evidenza delle cose e quindi mi ostino a credere in ciò che non è più. Una volta capito che il meccanismo è questo, vivere fa leggermente meno male.”
“Sai cosa ti farebbe meno male? Cogliere un’armonia in questa lastra di ghiaccio, trovarla sinuosa e avvolgente, vedere in ogni sua forma un possibile percorso da seguire. Non è di solo cervello che siamo fatti.”
“Non mi dire che abbiamo anche un cuore, Rebi, scadresti nel banale.”
“No Gian, ti dico che abbiamo anche le viscere. Prova a lasciati guidare da quelle e magari capirai che l’incapacità di accettare l’evidenza delle cose è una forma di difesa che ti protegge dal dolore.”
*Rebi e Gian, capitolo 4
Il baco cognitivo, solo Gian poteva.
Ha un lavoro duro Rebi da fare a smussargli il cervello troppo spigoloso
ml
Lei ci prova, lui resiste.
È negli spigoli che si ritrova e non riconosce le morbidezze.
Gian non ha il codice sorgente per le emozioni.
O finge di non averlo?
Bella domanda, Maria cara.
Dici che la sua “quadratura” é solo una finzione?
Mi pareva, ma non ho ancora letto le puntate successive. Mi riservo di ritrattare 😉
Fai con calma… 🌷
A me invece il silenzio della campagna angoscia. Ma più che il silenzio, della campagna odio il senso di isolamento che ti dà: sono abituato alla comodità di poter uscire a comprare ciò di cui ho bisogno in poco tempo e in qualsiasi momento, e non potrei mai rinunciarci.
Io trovo più angosciante la frenesia delle città, i rumori continui, le invasioni di spazio non richieste che vivo perché devo.
E ogni sera non vedo l’ora di far ritorno alla quiete dei miei campi.
Bello però avere opinioni diverse e modi differenti di affrontare la quotidianità.
Grazie wwayne del tuo passaggio.
🙂
Grazie a te per la risposta! Colgo l’occasione per dirti che poco prima di scriverti questo commento ho pubblicato un nuovo post: è una sorta di Best of del 2018… spero che ti piaccia! 🙂
Io voto per sharp objects!
🙂
Ti ho appena risposto nel mio blog! 🙂
🙂
There’s a bug in his heart…
Is fear, maybe.
Mi fanno morire questi due qui!
Piacciono anche a me!
🙂