Storia di Lisa fra i murales

Lisa ha diciannove anni e, come tutte le ragazze di diciannove anni, è splendida.

L’ho conosciuta una sera di settembre a Cadelbosco di Sopra, in una della più belle biblioteche della provincia di Reggio Emilia, dove i libri convivono con scenografici murales che raccontano di guerre e di Resistenza.

Sul soffitto, volti di operai e contadini proiettano occhiate disarmanti su chi li guarda dal basso. Si narra che per dipingere quei volti Ernesto Treccani, salendo su un’impalcatura, utilizzò una scopa come pennello. E leggenda vuole che i pittori Falciano e De Cancillis per dare maggior vigore alle scene concitate di lotta e sofferenza che adornano le pareti, si isolarono dal mondo per alcuni giorni, nutrendosi esclusivamente di salame e lambrusco. Visi e corpi stilizzati dalla forza narrativa sconcertante sono il mirabile risultato di quell’isolamento.

In un contesto così intenso, dove la pittura incarna significati storici e la letteratura ne tramanda il valore culturale, Lisa mi si è seduta accanto. Con la dolcezza dei suoi diciannove anni, coi modi lievi del suo corpo minuto, mi ha parlato di sé, del suo bisogno di scrivere, della necessità di tradurre in parole i pensieri e le emozioni della sua vita. L’imbarazzo nella voce e il timore di rivelare il suo desiderio di fare la scrittrice, mi hanno ricordato com’ero e come sono io.

C’è sempre qualcosa di puro quando la forza che spinge a scrivere altro non è che il bisogno di sentirsi liberi.

E c’è qualcosa di candidamente anacronistico in una ragazza di diciannove anni che desidera usare carta, pena e righe orizzontali per vivere compiutamente la propria realtà.

In un mondo in cui il linguaggio e le comunicazioni interpersonali sono sempre più mediatiche e pubbliche, una ragazza di diciannove anni che racconta se stessa alle pagine di un quaderno è un’inestimabile sorgente di speranza.

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4 pensieri su “Storia di Lisa fra i murales

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