Sono solo fiocchi ****

fiocchi

Il grosso delle festività se ne sta andando, per Sabrina è un sollievo, per Rita è già nostalgia.

Sabrina non vede l’ora di spazzare via il dicembre più ghiacciato che ricordi, gelido di un freddo interiore, sovraccarico di temperature polari sottocute che migrano dai pensieri fin sotto i vestiti pesanti e che si infiltrano, subdole, dentro le scarpe, ora bagnate di fiocchi di neve. Vuole liberarsi dai giorni finti delle luminarie, dalle facce impostate su sorrisi stanchi, dall’ultima fetta di pandoro la cui farcitura le pare inutile quanto un Natale non desiderato. Non ha niente, lei, da festeggiare; ha pensieri che si accavallano e non si dipanano, nemmeno se prova ad isolarli, uno ad uno. Per fortuna ha Rita e Leonardo, che non la lasciano sola e le fanno compagnia, lungo la strada. Continua a leggere

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Le tenebre di Leonardo ***

Leonardo

Oggi non ci vedo bene, devo dirlo alla mamma. Il pino che c’è fuori in strada è diverso dal solito, è bagnato dalla pioggia e se provo a guardarlo attraverso il vetro della finestra riesco a mettere a fuoco solo i rami che ci sono dietro e non le gocce che stanno davanti.

Sento scorrere l’acqua della doccia, mi alzo e vado in bagno. C’è un gran caldo e un gran vapore, vedo gocce sfuocate dappertutto: sulla finestra che battono, sul vetro della doccia che scivolano giù, ferme dentro il lavandino. Mamma si sta lavando, glielo dirò dopo che oggi non ci vedo bene. Continua a leggere

L’impronta di Sabrina *

Impronta

Ha la sagoma di una zampa, una piccola macchia, bianca su bianco. Se ne formano tante sulla melamina resistente del piano di lavoro della cucina immacolata di Sabrina. Impronte d’acqua che possono penetrare o evaporare, come le sue preoccupazioni. Potrebbe scegliere di lasciarle entrare o di respingerle quelle zampate di angoscia che tentano di affondare gli artigli nel suo equilibrio effimero. Vorrebbe scagliarle lontano, dissolverle nell’aria, ridurle in polvere. E invece scavano, feriscono, sanguinano. Continua a leggere