Sull’edizione online del Daily beast, Rob Verger si chiede se Murakami sia una bufala.
Francamente non credo, anzi trovo che sia uno dei narratori contemporanei più originali e visionari che ci siano. Però, a leggere alcuni dei suoi scritti, il dubbio che sia una bufala un po’ viene.
In Tutti i figli di dio danzano, raccolta di novelle sul terremoto che sconvolse la città di Kobe nel 1995, c’è un racconto intitolato “Ranocchio salva Tokyo” che un che di ambiguo ce l’ha.
Il protagonista è Katagiri, umile impiegato di banca, costretto a dialogare con un ranocchio alto due metri che gli compare dentro casa, in ufficio e nei sogni. Non sto a raccontarvi tutta la storia, l’ho già raccontata ai miei figli ed ai loro amici lasciandoli piuttosto perplessi, mi limito a dire che ranocchio cerca l’aiuto di Katagiri per sconfiggere il Grande Lombrico, ovvero il mostro che vive nelle viscere della terra e che ha programmato di far tremare quella di Tokyo provocando un’ecatombe. Che poi di mezzo ci siano i sogni e che non si capisca dove iniziano i sogni e dove finisce la realtà, è solo un dettaglio.
In ogni cosa che leggo mi sforzo sempre di trovarne il senso, non tanto o non solo per capire quale sia il pensiero dello scrittore, ma per cogliere un mio significato nelle storie che leggo.
Ci ho riflettuto a lungo e sono giunta alla conclusione che un mio significato nella storia di Ranocchione non l’ho proprio trovato.
Come dice Junpei, uno dei personaggi di Murakami:
“Il mondo è pieno di parole ambigue”
Anche di storie ambigue, aggiungo io.
http://www.thedailybeast.com/articles/2013/06/24/how-good-is-murakami.html