A guardare Lewis Hamilton che guida sotto la pioggia di Spa mi viene in mente Ayrton Senna che vola sul bagnato. E’ un pensiero che vorrei scacciare perché Senna lo adoravo mentre Hamilton non mi è mai stato simpatico.
Se fossi un’appassionata di Formula 1 imparziale ed oggettiva ammetterei che Lewis è un genio della pioggia, uno dei pochi piloti che rendono al massimo quando le condizioni dell’asfalto sono proibitive. Non è che nutra una particolare avversione per questo giovane pilota già campione del mondo, è che i talenti sprecati mi fanno sempre arrabbiare. E Lewis, oltre che un mago della pioggia, è anche un mago del talento dissolto fra mille colpi di testa.
Ma bisogna dire la verità: a prescindere dalla vettura, dalle condizioni del team e da quelle del circuito, Hamilton è il pilota che più di tutti ha addosso la velocità. E’ spericolato, azzardato, incosciente, sanguigno. L’esatto contrario di quello che ti aspetteresti da un inglese. E’ uno che per colpa di tante mattane ha perso decine di occasioni importanti. Ci sono piloti molto meno talentuosi di lui che hanno vinto di più, semplicemente perché ragionano.
Io preferisco i piloti saggi, gli Iceman Kimi, gli Alonso, i Button, quelli che sono capaci di coniugare irruenza e logica, strategia e precisione, istinto e raziocinio. Quelli che rinunciano all’azzardo eccessivo per potersi portare a casa due punti in più, magari proprio quei due punti che alla fine del mondiale fanno la differenza.
Quelli che ad essere veloci ci arrivano col cervello, non con il sangue.
E la ragione ed il sangue, si sa, insieme non ci vogliono stare.
Oggi, sul circuito di Spa – Francorchamps nel cuore della Vallonia, Lewis ha inanellato la quarta pole consecutiva dando a tutti una lezione di guida sotto la pioggia. Tanto di cappello.
Però…
Però, adesso che ci penso, ad essere veramente imparziale ed oggettiva, ad essere veramente onesta e neutrale, di piloti che hanno saputo coniugare il sangue e la ragione uno c’è stato.
Si, uno c’è stato: Ayrton, the only one.