I cani del barrio

Lo aspettavo da tempo e finalmente è arrivato.
Messo da parte per leggerlo a Maimoni, come tradizione vuole.

Gianni Biondillo
ritorna con un Ferraro invecchiato, reso ancor più umano dal tempo che passa, eppur ancor lucido e distaccato nello scandagliare a fondo gli eventi concatenati di un crimine.

Biondillo n
on è solo architetto e scrittore, è anche antropologo, per la capacità ficcante di leggere e interpretare le evoluzioni sociali, i cambiamenti delle dinamiche relazionali, i linguaggi che mutano col mutare delle generazioni.

Più che il mistero da scoprire, più che la vita di Ferraro che ristagna, a far colpo ne I cani del Barrio è la lettura della società che ci circonda e dei suoi penetranti e insospettabili mondi sommersi.

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Feste con gli amici 2

Mi aspettavano da tempo, scrupolosamente selezionati fra le letture di cui godere nei giorni di riposo, nel solito angolo della libreria, quello che non si può toccare finché non arriva il momento giusto.
Due commissari ed un maestro.
Bordelli, che nell’indagare efferati delitti ci ha messo, ancora una volta, la sua anima romantica.
Ferraro, che affronta i crimini di sangue e la vita con mirabile disincanto.
Ed Erri, che ha sempre qualcosa da insegnarmi, anche quando mi sembra di aver già visto e già sentito e poi scopro che non è così.
Uno di loro dice:

“Sentivo i suoi pensieri e rispondevo, ma lui non poteva sentire i miei.
Coi pensieri degli altri non si può parlare, sono sordi.”
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L’incanto delle sirene

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Quasi quasi non ne scrivo. Perché, se devo ripetermi in cose dette e ridette?
Perché l’Ispettore Ferraro è un appuntamento fisso, una di quelle ricorrenze che vanno onorate dalla prima all’ultima pagina. Una lettura da celebrare, anche con poche righe di riconoscenza, anche con parole scarne e banali, come queste mie di oggi.

Io invecchio, Michele Ferraro invecchia insieme a me, come Salvo Montalbano, come Vincenzo Malinconico, come il Commissario Bordelli. Sono tutti parte della stessa famiglia, quella dei De Silva, dei Camilleri, dei Biondillo, dei Vichi, la famiglia dei giallisti italiani: romanzieri veri, narratori d’eccellenza. Continua a leggere

Nelle mani di dio

Nelle mani di dio

E’ uscito nella collana Microcosmi ed è poco più lungo di una mia Microstoria.
Nelle mani di dio è un piccolo universo, un cerchio perfettamente saldato attorno ad un caposaldo o due.
Un giallo completo racchiuso in poche immagini è impresa letteraria, seppur lieve. Vien da dire: chapeau.

Mi prende una certa ammirazione quando leggo libri così, uno stato di sana invidia per chi, in poche pagine, riesce a condensare i contenuti di un’intera storia. Poco importa che il libro scivoli via in un’ora e che l’assassino lo si capisca fin dalle prime righe, perché Gianni Biondillo rende a pieno la densità narrativa anche quando scrive libretti leggeri che pesano quanto fogli di carta velina. Continua a leggere

Cronaca di un suicidio

Quanta tristezza nell’ultimo romanzo di Gianni Biondillo.

Già pregustavo una delle solite indagini intricate con protagonista il Commissario Ferraro coadiuvato dall’ineffabile Ispettore Lanza, magari giostrata su archi temporali diversi e farcita di tutta l’ironia di cui Biondillo è capace.

E invece mi ritrovo fra le mani un libro estremamente lineare, semplice, prodigo di contemporaneità. Una trama d’attualità sul disagio e l’impotenza di chi vive in condizioni economiche precarie e di chi, da benestante, si ritrova all’improvviso indigente.

Un giallo lento, senza ritmo, rassicurante.

Il Geometra Tolusso, uomo onesto e modesto che per campare scrive sceneggiature di fiction, è oberato da una montagna di debiti involontari, provocati da altri e dal caso. Ce la farà a reggere l’impatto devastante di tanta malasorte?

Le pagine di Cronaca di un suicidio sono un crescendo costante d’angoscia: le cartelle esattoriali recapitate dal postino, il conto del condominio con gli arretrati, i contributi erroneamente non versati, lo stipendio che non arriva mai ed una moglie cieca e bisognosa di protezione che vive dall’altra parte della penisola. Ci si immedesima così tanto con il dramma di Tolusso che si arriva a condividere l’ipotesi del suicidio come unica via d’uscita possibile.

Qualcuno dirà: ma con un titolo così, cosa ti aspettavi?

Mi aspettavo di non essere delusa da Biondillo e infatti con il colpo di coda finale, tagliente e imprevedibile, l’autore riscatta il romanzo e spazza via la tristezza.

E’ tanto volatile la nostra memoria che ha bisogno di essere ancorata ad una pietra.

Cronoca di un