Stavo iniziando a preoccuparmi, il sospetto di aver sviluppato una Murakami dipendenza un po’ mi angustiava. Poi ho letto After dark e il fervore murakamiano si è leggermente affievolito.
Questo autore è un enigma, persino quando scrive un libro noioso mi fa stare aggrappata alla storia, mi costringe ad entrare nelle vite dei personaggi anche se non hanno niente di particolare da dire o da fare.
Perché?
Due sorelle che non si somigliano, un trombonista che vuol fare il magistrato, un impiegato violento: Mari ed Eri, Takahashi e Shirakawa. I soliti mondi paralleli, le ore di sonno infinite, i dialoghi lenti, le descrizioni minuziose ripetute allo sfinimento.
Un libro compiuto in cui si verificano inspiegabili coincidenze, i percorsi si intrecciano, di risposte non ce ne sono. Un romanzo sospeso fra gatti che mangiano briciole e le note di Curtis Fuller.
E’ Murakami, prestigiatore di storie.
Nei suoi occhi, come in due nuvole grigie riflesse sulla superficie liscia di un lago, affiora il colore della solitudine.