Che dici, sarà il caso di ordinare?
Cosa potrà mai racchiudere una frase così banale? Vi sembrerà strano, ma questo verso all’apparenza insignificante può racchiudere l’essenza di un amore.
Ascolto Falso movimento e vedo questa scena: è notte, in una città di mare, un uomo ed una donna affrontano il loro primo appuntamento al tavolo di un ristorante. Il protagonista è lui, la scena gli gira intorno; da un’inquadratura in prospettiva si passa lentamente ad un primo piano. La telecamera è fissa sul volto di quest’uomo, sulla sua espressione incredula e beata. Lei è come se non ci fosse, è solo una figura eterea oggetto della sua meraviglia. La meraviglia dell’amore quando non te lo aspetti più.
De Gregori non è mai banale, usa metafore ardite per rivelarci verità che già conoscevamo ma di cui non eravamo consapevoli. E’ così che nei suoi versi d’artista l’amore diventa un mascalzone, un gran maleducato che viaggia contromano e parcheggia sempre dove vuole, un dispettoso che fa vedere la lingua, che parla con la bocca piena, che si presenta senza invito, proprio in mezzo alla cena.
L’amore si scaraventa su quel tavolo di ristorante e lui, il protagonista, lo osserva estasiato. Non lo contrasta, nemmeno ci prova a combatterlo. Ci si abbandona al punto tale che la cosa più naturale da fare è dire: Che dici, sarà il caso di ordinare?
E’ una metafora leggera questa canzone che assomiglia ad un racconto, un racconto che sembra già un cortometraggio.
I miei versi preferiti sono quelli finali:
Tu mi guardi negli occhi
io non so dove guardarti
stasera sono un libro aperto
mi puoi leggere fino a tardi…
Ascoltatela e ditemi se vedete la stessa scena che vedo io.