Feste con gli amici 3

È un appuntamento fisso, ormai.
Loro aspettano me, che dopo averli acquistati appena usciti, aspetto con pazienza il tempo giusto per leggerli.

Malinconico che dà sfogo al bisogno di ridere.
Bordelli che ammanta ogni cosa di malinconia.
Monterossi che, in questo suo sesto, si fa un po’ controparte.

De Silva così istrionico da non deludere mai.
Vichi che ha il tepore del fuoco acceso nel camino.
Robecchi dall’ironia tagliente come lama di spada.

Tre personaggi, tre autori.
Le mie feste con gli amici.

Continua a leggere
Pubblicità

Follia maggiore

Follia maggiore è il quinto.
Con Monterossi, Falcone, Ghezzi e Carella.
Alleggerisce e riconcilia dopo improvvide letture.
Reinventa e non delude nel rimpianto che dilaga.
Pergolesi e Rossini son spartiti fra le righe.
E le risate tornano sguaiate.

Questi i miei appunti a bordo pagina, con una chiusa finale che dice il vero:

Continua a leggere

Torto marcio

È il quarto episodio e ti aspetti che sia come i tre precedenti.
Il solco è lo stesso, lo stile anche, il metro pure.
Qualcosa però evolve in Robecchi, che dedica più spazio al mistero che alle tribolazioni di Monterossi, che riduce gli stacchi divertenti e intensifica la concentrazione sulle indagini, che lascia ampio respiro alle dinamiche di commissariato e tiene corto il raggio sulla vita di Carlo, il protagonista.

Continua a leggere

Tutti in fila

Tutti in fila, sì, perché il desiderio di ridere prevale.
Uno dietro l’altro, diversi fra loro ma simili in fondo, con quell’essere presenze costanti, a ritmo cadenzato, ché leggere, con questi qui, è come farsi un regalo.
In successione casuale vien quasi voglia di paragonarli, Salvo, Vincenzo e Carlo, e nel metterli a fianco ritrovare in loro quel filo comune di umanità sottesa.
Un crescendo di stile, Camilleri, De Silva, Robecchi, in un modo così avvezzo, ormai, da esser confidenza.
È stato il tempo delle pagine note, lette in sequenza, quasi come un bisogno.
Continua a leggere

Dove sei stanotte

Al secondo romanzo di Robecchi ritrovo già tutti i suoi cliché:
l‘andamento della trama, gli ambienti conosciuti, le riflessioni profonde nascoste nell’ironia,
le atmosfere accoglienti, il ritmo sostenuto e quelle abitudini dei personaggi che mi fanno sentire a casa.

So che ce ne sono altri e li centellino, come i pochi di Haruki che ancora mi rimangono.

Leggere Robecchi è un regalo all’allegria.

Questa non è una canzone d’amore

robecchi

Un giallo in cui non ci sono commissari burberi, stronzi, né fascinosi, ma è la stessa vittima a farsi investigatore.
Un romanzo in cui il protagonista è tanto improbabile quanto convincente, destinatario inconsapevole di sorti altrui.
Una trama ricca di comprimari aneddotici che ad anelli si incastrano per svelare il mistero.
Continua a leggere