Vento e flipper

I primi due romanzi di Haruki, uno il seguito dell’altro.
Ascolta la canzone del vento
è il primo, meravigliosamente assurdo e sconclusionato.
Flipper, 1973
è il secondo, greve e cupo, immaginifico e silenziosamente disperato.

C’è tutta la sua cifra stilistica, anche se in albore, anche se acerba.
Si trova già qui, in nuce e in potenza, ciò che Haruki diventerà.
È quasi commovente scoprire com’era Murakami prima di diventare Murakami.

Scritti e pubblicati quando ero bambina.
Letti da grande, nei pochi giorni luminosi di un gennaio anomalo, che ha il prato invaso da margherite fiorite.

Una lingua però è qualcosa di tenace, possiede una forza che le viene da secoli di storia. La si può trattare male, farle violenza in maggiore o minore misura, non vedrà diminuire la sua autonomia. È un diritto imprescindibile di ogni scrittore sperimentare le possibilità del linguaggio in tutti i modi che riesce a immaginare, perché senza questo spirito d’avventura non si creerebbe mai nulla di nuovo. Il mio stile è diverso da quello di Tanizaki o Kawabata. È ovvio. Perché mi chiamo Murakami Haruki e sono uno scrittore che ha la sua autonomia.

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