
I primi due romanzi di Haruki, uno il seguito dell’altro.
Ascolta la canzone del vento è il primo, meravigliosamente assurdo e sconclusionato.
Flipper, 1973 è il secondo, greve e cupo, immaginifico e silenziosamente disperato.
C’è tutta la sua cifra stilistica, anche se in albore, anche se acerba.
Si trova già qui, in nuce e in potenza, ciò che Haruki diventerà.
È quasi commovente scoprire com’era Murakami prima di diventare Murakami.
Scritti e pubblicati quando ero bambina.
Letti da grande, nei pochi giorni luminosi di un gennaio anomalo, che ha il prato invaso da margherite fiorite.
“Una lingua però è qualcosa di tenace, possiede una forza che le viene da secoli di storia. La si può trattare male, farle violenza in maggiore o minore misura, non vedrà diminuire la sua autonomia. È un diritto imprescindibile di ogni scrittore sperimentare le possibilità del linguaggio in tutti i modi che riesce a immaginare, perché senza questo spirito d’avventura non si creerebbe mai nulla di nuovo. Il mio stile è diverso da quello di Tanizaki o Kawabata. È ovvio. Perché mi chiamo Murakami Haruki e sono uno scrittore che ha la sua autonomia.”
Adoro Muarakami ma non avevo mai preso in considerazione di leggere le sue opere più “acerbe”. Penso sia arrivata l’ora di farlo.
Grazie.
Non te ne pentirai.
Grazie a te!
Ripeto. Il nostro Murakami merita il Nobel e di essere dichiarato Patrimonio dell’umanità.
Lucas! Bentornato!
Sono d’accordo con te sul “nostro” Murakami.
Solo sul “nostro”? Io gli perdono anche le opere meno riuscite.
…anche su tante altre cose 😉
…e pure io gli perdono tutto!