
Follia maggiore è il quinto.
Con Monterossi, Falcone, Ghezzi e Carella.
Alleggerisce e riconcilia dopo improvvide letture.
Reinventa e non delude nel rimpianto che dilaga.
Pergolesi e Rossini son spartiti fra le righe.
E le risate tornano sguaiate.
Questi i miei appunti a bordo pagina, con una chiusa finale che dice il vero:
Di follie possibili ce n’è una sola: non avere i romanzi di Robecchi nella propria libreria.
“C’era dentro qualcosa, c’era dentro un senso di morte, di lutto, di sconfitta che però non sembrava solo una preghiera. Sembrava…un arrendersi, ecco un arrendersi irriducibile e infinito che diceva: questa è la resa, questa è la fine, qui è dove tutto si ferma, dove tutto tace.
E comunque: senti che bello.”