
Il sale della terra, il sole rovente nel cielo, il deserto che tutto inghiotte, il cuore di una madre disposta a dare la vita per salvare il proprio figlio, il coraggio di un figlio trattenuto nel silenzio. E poi i narcotrafficanti, le leggi del cartello, le teste mozzate e i segnali di avvertimento e la paura che si fa terrore quando arrivano i Jardineros. E poi ancora le poesie, le tazze di caffè, i giochi di parole, i libri letti ad alta voce e i pranzi di famiglia. E anche gli incontri, le anime perse e quelle in pericolo, i gesti delicati e le azioni crudeli, la coscienza e i suoi rimorsi e il cuore in pace che in pace non è mai.
“Siamo invisibili, dice Luca tra sé chiudendo gli occhi. Siamo piante del deserto. Siamo pietre. Fa dei respiri lenti e profondi, cercando di non alzare e abbassare il petto. L’immobilità è un tipo di meditazione che tutti i migranti devono padroneggiare. Siamo pietre, siamo pietre. Somos piedras.”