
Con un sottotitolo così: “Un vademecum per lettori selvaggi” immaginavo che “Come diventare vivi” fosse una sorta di manuale per chi ama leggere forsennatamente, così mi ci sono buttata a capofitto, calandomi nella parte della lettrice compulsiva.
Non ci è voluto molto a capire che mi sbagliavo, fra le mani non avevo un manualetto semplice, ma una lettura lenta, densa, profonda. Una lettura che mi ha ricordato ciò che siamo: esseri completi e pensanti, capaci di cose egregie nel ricercare significati complessi, intrecci inaspettati, sviluppi originali, nell’elaborare analisi a livelli multipli, divergenti o convergenti che siano.
Giuseppe Montesano non ci propone un semplice ritorno a ciò che eravamo prima che la tecnologia invadesse le nostre vite e i nostri cervelli, ma ci richiama, con forza, alla nostra stessa essenza di esseri umani. Vorrei ringraziarlo per avermi fatto di nuovo aprire gli occhi su cose che già sapevo e che mi stavano sfuggendo di mano perché non vorrei più permettere all’immaginazione di “sonnecchiare fra le cantine dell’anima”.
“Il lettore selvaggio legge, e a ogni minima frase che decifra la sua conoscenza cresce e gli concede di decifrare una frase più complessa e profonda, e una volta decifrata la frase complessa il lettore selvaggio può scendere ancor più in profondità, e scendendo nella profondità delle frasi scenderà nella propria profondità, e troverà le parole per dire se stesso nel mondo: parole esatte come le dimostrazioni di un teorema.”