
Ci vuole abilità a scrivere un romanzo di soli antefatti, premesse, ricordi e rievocazioni.
Ci vuole grande padronanza di una certa tecnica narrativa ad indugiare così lentamente sui particolari, sulle supposizioni e sulle interpretazioni del possibile.
Ci vuole, altresì, una spiccata propensione per la narrazione a posteriori di fatti che mai giungono al dunque.
Ci vuole, non da ultimo, la chiara volontà di creare un’attesa esasperante per una verità da rivelare solo di sfuggita, verso il finale.
E il lettore, tutti questi ci vuole, almeno un po’ li deve amare, altrimenti si annoia.
Comprato perché definito romanzo distopico, ma di distopico “Non lasciarmi” ha ben poco.
E’ lontano anni luce questo inedito Ishiuguro dall’incantevole Ishiguro di “Quel che resta del giorno”.
“Così quella sensazione mi afferrò di nuovo, sebbene cercassi di allontanarla: la sensazione che fosse ormai troppo tardi; che c’era stato un tempo in cui tutto avrebbe avuto un senso, ma che avevamo perso l’occasione, e che ci fosse qualcosa di ridicolo, di riprovevole addirittura, nel modo in cui stavamo pensando e pianificando il futuro.”
È uno dei miei libri preferiti 🙂
Io ho faticato ad arrivarci in fondo. Ho apprezzato la tecnica, l’uso preciso e regolare dei costrutti, le consecutio perfette, l’armonia fluente dei periodi; ma il contenuto, la trama e l’evolversi disperatamente lento sono disarmanti.
Felice di ritrovarti qui 🙂
Io ho fatto veramente fatica a finirlo; lento e trama poco scorrevole. Ciao Stefy!