
Tutti in fila, sì, perché il desiderio di ridere prevale.
Uno dietro l’altro, diversi fra loro ma simili in fondo, con quell’essere presenze costanti, a ritmo cadenzato, ché leggere, con questi qui, è come farsi un regalo.
In successione casuale vien quasi voglia di paragonarli, Salvo, Vincenzo e Carlo, e nel metterli a fianco ritrovare in loro quel filo comune di umanità sottesa.
Un crescendo di stile, Camilleri, De Silva, Robecchi, in un modo così avvezzo, ormai, da esser confidenza.
È stato il tempo delle pagine note, lette in sequenza, quasi come un bisogno.
“È una storia di gente sola, pensa. Solo lui, che gira per la città intossicato dalla rabbia, sola quell’Anna che aveva per compagnia le altre sue vite e basta, sola quella Serena, spaventata. Dove cazzo sono finiti tutti? Ehi, c’è qualcuno? O siamo tutti qui a fare a botte da soli, e a prenderle, tra l’altro.”
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