
Al secondo romanzo di Robecchi ritrovo già tutti i suoi cliché:
l‘andamento della trama, gli ambienti conosciuti, le riflessioni profonde nascoste nell’ironia,
le atmosfere accoglienti, il ritmo sostenuto e quelle abitudini dei personaggi che mi fanno sentire a casa.
So che ce ne sono altri e li centellino, come i pochi di Haruki che ancora mi rimangono.
Leggere Robecchi è un regalo all’allegria.
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