
È il mio libro del 2020, ne sono certa e non cambierò idea.
Da anni non leggevo una storia così viscerale e penetrante.
L’ho fatta mia nel leggerla, l’ho meditata, aggirata, allontanata e ripresa.
Le ho viste tutte, le assaggiatrici, sfilare sotto i miei occhi mentre la scrittura di Rosella Postorino mi avvicinava ad ognuna di loro.
Ho sentito le voci dei canti e l’odore della paura.
Ho atteso, con loro, speranzosa.
Ho condiviso il presente, il futuro, l’assenza.
Questo è ciò deve fare un libro.
“Ma mentre giacevo fra quei vestiti, l’enormità della tragedia si rivelò per intero. Era un evento talmente grande, intollerabile, che stordì il dolore, lo sommerse, si espanse tanto da occupare ogni centimetro dell’universo, divenne l’evidenza di ciò che l’umanità era capace di fare.”
In tutto il romanzo ho percepito la presenza incombente e costante della morte: una morte fisica che la guerra porta inevitabilmente con sè, una morte imminente con cui le assaggiatrici fanno i conti ogni volta che mangiano il cibo destinato al Führer, una morte dell’anima e della volontà ogni volta che si piega la propria a quella “superiore” imposta dal regime e dai suoi bravi.
Ma c’è anche la vita che fa da contraltare alla morte e che danza continuamente con essa: la vita nutrita con lo stesso cibo potenzialmente avvelenato; la vita celebrata negli incontri amorosi clandestini col “nemico”, nelle relazioni di amicizia sempre in equilibrio precario, nella cura degli abiti e nella scelta del tacco quando non sarebbe per nulla necessario; la vita che procede nonostante tutt’intorno la morte sia palpabile nell’aria.
È questa danza, macabra e vitale insieme che mi ha fatto apprezzare un testo che seppur nell’originalità dell’idea, è forte di un tema mai sopito, universale e intramontabile, Eros e Thanatos.
È forse proprio nella pulsione dicotomica multiforme e strisciante fra Eros e Thanathos che sta la forza di questo romanzo. Il germogliare di afflati positivi – amicizia, speranza, attrazione – in un contesto di devastazione e terrore testimonia la potenza dell’animo umano. E che dire della bravura della Postorino nel descriverlo?
È davvero brava. La sua scrittura è così leggera, facile, immediata che non sembra ci sia la fatica del lavoro dietro. Ti trasporta con una facilità estrema dal mondo delle parole a quello delle immagini.
È proprio così, lieve ed immediata.