Devo scrivere che mi è piaciuto?
Faticherei parecchio.
Devo spiegare perché?
Non credo di saperlo fino in fondo.
Le sensazioni, quasi intangibili, che son scorse lente in sottofondo alla lettura:
Noia per una storia ripetitiva in cui i pensieri si duplicano
e gli schemi si ripercorrono, simili in ogni capitolo.
Fastidio per lo sfoggio continuo e compiaciuto
di una cultura classica che non ha bisogno di essere esibita.
Sorpresa per il successo planetario che ha avuto.
Eppure l’ho letto d’un fiato come si leggono le storie che poi rimangono.
Quindi mi chiedo: è sempre necessario capire se un libro ci è piaciuto o no?
“Ma tornare indietro è falso. Andare avanti è falso. Fare finta di niente è falso. Cercare di rimediare a tutte queste falsità è a sua volta falso.”
Anche a me è capitato diverse volte di non capire se un libro mi è piaciuto oppure no. E me lo chiedevo mentre lo legggevo e dovevo arrivarci in fondo per poter dare un giudizio, ma poi rimanevo così, come te con Aciman.
Proprio così Maria: sospesa.
Esatto!
🙂
😊
secondo me ti sei spiegata benissimo, e mi pare che “noia, “fastidio”, “sorpresa” costituiscano un giudizio (negativo) ben articolato.
ml
…con un dubbio finale sulla velocità con cui l’ho letto. Guarderó il film di Guadagnino, magari riesco a completare il quadro dei miei pensieri 😊
Buona giornata ml.
ti chiamerò “bel leggere”
È un gran bel complimento.
Grazie Flavio.
non è un complimento, è il commento dopo aver letto, continua così
Grazie 😊