Nella mia stanza d’ospedale girano personaggi da circo equestre.
La mia compagna di camera, Veronica, è una settantenne che vomita bile anche mentre dorme e che a qualsiasi domanda le si rivolga, risponde sempre: “Certo”.
Le infermiere, i medici, gli inservienti, io, le chiediamo:
“Stai bene Veronica?”
“Certo.”
“Che tempo fa oggi Veronica?”
“Certo.”
“Hai bisogno di qualcosa Veronica?”
“Certo.”
“Di cosa?”
“Certo.”
C’è sua figlia, Clotilde, che l’assiste amorevolmente. Si veste sempre in tinta, da capo a piedi: abiti, scarpe, fermagli, borsetta con foulard annodato negli anelli della tracolla, orecchini e collana, orologio e scialle, tutto delle stesse nuance di colore. Oggi è bianca e grigio perla, i calzoni di flanella grigia hanno delle roselline bianche ricamate sulle tasche, le stesse roselline che adornano il copricapo di lana lavorato a maglia. La camicetta, bianca, ha un ricamo geometrico grigio sui polsini e sul collo, la collana è tutto un avvilupparsi di candidi fiori di loto e di piccoli gigli argentati.
Il suo fidanzato, peserà centoventi chilogrammi, ha i capelli lunghi bianchi, gli occhi a palla e i vestiti da cow boy.
Se non sono ancora pazza, a stare qui dentro, rischio di impazzire davvero.
*Dal diario di MF
Ci mancavano solo i vestiti da cow boy!
…a completare la scena.
Bel quadretto, fra il divertente e l’angosciante….
Già, rivolti quasi comici in un contesto vagamente opprimente.
la cornice è angosciante, il breve narrato, se decontestualizzato, in effetti potrebbe essere divertente
Il disincanto con cui MF (Margherita Fascetti) descrive la scena serve a sdrammatizzare il suo quadro clinico indefinito e complicato.
Grazie per il passaggio. 🙂
MF fatte subito cambia’ subito cura, stanza, reparto, piano…clinica se possibile.
Mf è uscita da sola da quella stanza, da quel reparto, da quella clinica. E poi è stata bene!