Scrittura nordica per una copertina artica che somiglia al mio scatto inspiegabilmente blu delle valli di Campagnola Emilia fissato all’alba di qualche inverno fa.
Il Silenzio di Erling Kagge è più alla portata della meditazione di Kabat-Zinn, ha a che fare con il riuscire ad estraniarsi in sé stessi, senza bisogno di luoghi dedicati, posture del corpo, archi temporali da ritagliare nella quotidianità. È un silenzio riconciliativo, che solo da noi dipende per un equilibrio agognato che tanto poi si spezza. Un libro furbo, pieno di citazioni e scritto senza sforzi.
Il silenzio, però, assoluto non lo è mai.
È su questo che rifletto e intanto aspetto che il tempo passi e curi.
Mi confronterò con l’amico Corrado, che me l’ha consigliato, perché tanto sul “Campo del maestro” già sappiamo di andare d’accordo.
“Conosco quella sensazione. La testa si riempie di pensieri ingovernabili e non si riesce a chiudere fuori il mondo.”
Diceva Confucio: il silenzio è un vero amico che non ti tradisce mai…
Penso che avesse proprio ragione! Nell’assordante rumore di nulla della nostra società, mi trovo a credere che, il più delle volte, sia meglio tacere se non si ha nulla da dire, piuttosto che parlare, solo per dire qualcosa.
Ciao, complimenti per il blog e buona serata 🙂
Due le dimensioni del silenzio.
Se lo cerchi e lo coltivi è il tuo alleato più fedele; se invece lo subisci é lama che trafigge.
Grazie Giovanni, benvenuto fra le mie righe. ☺
L’hai descritto benissimo!
Grazie! ☺
Si, va continuamente cercato e assecondato, si presenta anche in momenti che non ti aspetti e che devi sfruttare per pensare e ri-pensare a ciò che ti circonda
Sono proprio i momenti che non ti aspetti quelli di cui hai bisogno. 😊
Anche per il silenzio non è mai assoluto, semmai è quello stato che ti permette di cogliere i piccoli rumori di sottofondo e con questi di ritrovare te stesso.
ml
Perché a volte è nei dettagli che ci si ritrova.