Degno di una soap opera, fra il melenso e il banale, ambizioso e scontato. Seicento pagine in attesa di un evento annunciato, l’aspettativa che cresce mentre decresce la trama, il disvelarsi sul finire che lascia delusi come quando si aspetta la pioggia e la pioggia non arriva.
Refusi sparsi qua e là per il testo, virgole che diventano punti e spezzano a metà un pensiero, parole ripetute tipiche dei copia e incolla raffazzonati all’ultimo, leggere incongruenze logiche e piccoli scarti temporali che in un contesto così traballante infastidiscono non poco.
Se ne “La verità sul caso HQ” si potevano perdonare le sviste dei correttori di bozze e gli errori nella costruzione del reticolo narrativo, ne “Il libro dei Baltimore” non si perdona nulla perché l’intreccio è annacquato.
Mi sa che con Dicker ho chiuso, nemmeno i colori intensi di Mari Ermi sono riusciti a rendermi lieve questa lettura.
Ps: Però -mai mi stancherò di dirlo- quando un autore vende milioni di copie, ha sempre e comunque ragione.
Pps: Ho bisogno di Haruki, adesso.
https://righeorizzontali.wordpress.com/2013/08/02/la-verita-sul-caso-hq/
Non lo leggo di sicuro!
Tutto tempo risparmiato! 🙂
Ti ho scritto 🙂
Decisamente deludente, concordo in pieno.
Abbiam perso tempo….
Che stai leggendo di bello, Sally?
“Giallo su giallo” di Gianni Mura.
C’è troppo ciclismo per i miei gusti….
L’ha letto mio marito e gli è piaciuto.
Io non credo, sono allergica al ciclismo 😉
…choose another one
Already done
Be’ dopo le tue parole io con Dicker ho chiuso prima ancora di sapere chi sia.
Ps, dissento dal tuo Ps, non sono (non dovrebbero essere) le copie vendute a dar ragione a un autore, e’ altro il metro.
🙂
ml
Eh si, caro ml.
La differenza sta tutta in quel condizionale.
Dovrebbero essere, ma purtroppo non sono.
🙂
…dimenticavo: faccio un salto all’Hungaroring, vieni anche tu? 😉
Ehh, non ho sky e la tele e’ fuori uso, pero’ ho sofferto seguendo i resoconti su internet 😦
Occasione sprecata
Non perdiamo le speranze