Il libro dei Baltimore

Degno di una soap opera, fra il melenso e il banale, ambizioso e scontato. Seicento pagine in attesa di un evento annunciato, l’aspettativa che cresce mentre decresce la trama, il disvelarsi sul finire che lascia delusi come quando si aspetta la pioggia e la pioggia non arriva.

Refusi sparsi qua e là per il testo, virgole che diventano punti e spezzano a metà un pensiero, parole ripetute tipiche dei copia e incolla raffazzonati all’ultimo, leggere incongruenze logiche e piccoli scarti temporali che in un contesto così traballante infastidiscono non poco.

Se ne “La verità sul caso HQ” si potevano perdonare le sviste dei correttori di bozze e gli errori nella costruzione del reticolo narrativo, ne “Il libro dei Baltimore” non si perdona nulla perché l’intreccio è annacquato.

Mi sa che con Dicker ho chiuso, nemmeno i colori intensi di Mari Ermi sono riusciti a rendermi lieve questa lettura.

Ps: Però -mai mi stancherò di dirlo- quando un autore vende milioni di copie, ha sempre e comunque ragione.

Pps: Ho bisogno di Haruki, adesso.

https://righeorizzontali.wordpress.com/2013/08/02/la-verita-sul-caso-hq/

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13 pensieri su “Il libro dei Baltimore

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