Fortuna ha voluto che lo leggessi verso la fine del mio tempo murakamiano, quando di libri di Haruki ancora da leggere me ne rimangono davvero pochi e ho deciso di centellinarli, tenendoli in serbo per i momenti più bui, narrativamente parlando, e non solo.
Fortuna ha voluto perché I salici ciechi e la donna addormentata è una raccolta di racconti scritti fra gli anni ottanta e gli anni novanta che rappresentano una summa al contrario, una dichiarazione d’intenti, una sorta di manifesto programmatico di ciò che Murakami sarebbe stato, durante e in seguito, come scrittore di romanzi.
Ed è solo dopo aver letto quasi tutti i suoi libri che riesco a coglierne qui le radici, perché in nuce, ne I salici ciechi e la donna addormentata, c’è tutto.
C’è la trama embrionale di Norwegian wood, ci sono i parallelismi virtuali di 1q84, le allitterazioni temporali de La fine del mondo e il paese delle meraviglie, i rapporti fra sorelle di After dark, la Grecia de La Ragazza dello Sputnik, i sogni che annaspano affannosamente nella realtà di Kafka sulla spiaggia, la naturalezza e l’artificio de L’uccello che girava le viti del mondo.
E’ ipnotica la ripetizione forzata dei numeri che attraversano le pagine, come richiami presenti in ogni racconto, dove c’è sempre qualcuno che ha vent’anni o ventitré o ventisette, dove il filo conduttore è la decina del venti che spalmata su ventiquattro racconti in vent’anni di scrittura ha un che di incredibile e, quasi, divinatorio.
Allora penso al mio personale 22, alla pioggia che batte sulle finestre, alla risacca dolce, al profumo del mare. E capisco che c’è molto altro, molto altro ancora.
Mi sa che ti piace questo Murakami eh?
Come pochi altri, davvero 🙂
A pochi altri piace Murakami o a te piacciono pochi altri autori?
Nel senso che come mi piace lui mi piacciono pochi altri autori. Leggo tanto e diversifico, ma in pochissimi scrittori e scrittrici trovo il talento di Haruki.
Meglio di lui solo Garcia Marquez.
Due talenti ineguagliabili.
Ah ecco, Marquez lo conosco bene, ho letto quasi tutto di lui.
Un maestro, immenso, totale.
Concordo!
mannaggia Stè, adesso mi devo procurare anche questo (sul tavolino ho già la ragazza dello sputnick e Romagnoli che attendono pazienti il loro turno di lettura). D’altra parte m’incuriosisce leggere questi racconti se come dici vi ritroverò, a posteriori, le intenzioni di scrittura di Murakami
🙂
ml
Fossi in te lo lascerei per ultimo, quando anche tu avrai quasi esaurito il tuo tempo murakamiano, così potrai scovare le tracce disseminate in ogni racconto e collegarle a tutti i romanzi di Haruki che avrai letto.
Io ritorno da Erri, poi l’epilogo della Ferrante.
🙂
Interessante… allora lo terrò per ultimo, quando avrò letto tutti gli altri, almeno quelli che ancora non ho avuto il piacere di gustare pagina per pagina.
Esatto, il piacere di gustarli. Peccato che poi finiscono.
Grazie Lisa!
Anche nella dimensione più immediata del racconto breve Murakami riesce a trasmettere tutta la potenza evocativa della sua idea di narrazione, intesa come dialogo/viaggio interiore, definizione della propria identità, in relazione a un mondo che, spesso e volentieri, si muove davvero secondo percorsi misteriosi… Nella remota eventualità che non l’avessi già fatto, ti consiglio anche Neil Gaiman, autore diverso ma per certi versi simile, come vibrazioni di fondo, a H.M. 🙂
E’ che la fonte da cui attinge pare essere inesauribile: un’evoluzione continua delle stesse prospettive in uno specchiarsi continuo di realtà ed irrealtà, di introspezione e confronto.
Non conosco Neil Gaiman, lo conoscerò presto grazie al tuo consiglio. 🙂
Spero ti piacerà 🙂 mi è difficile consigliarti una sua opera, fra le tante che ho apprezzato, ma forse sceglierei “L’oceano in fondo al sentiero”…
Il titolo è una promessa.
grazie alekos 🙂