Dopo la delusione da feuilletton indigesto, nell’attesa che il corriere mi recapiti McEwan, Biondillo e Da Silva, la sorte mi fa trovare fra le mani un libro comprato qualche mese fa ad una svendita da mercatino.
Non ci avrei scommesso due lire: la copertina che riproduce immagini già viste, la recensione del The Guardian schiaffata sul fronte stile marchio di garanzia, una foto sorniona dell’autrice – Liz Jensen – plastificata sul retro. Complessivamente un amo improbabile, almeno per me che, con delle premesse così, in altri tempi non mi sarei avventurata nella lettura, nemmeno in svendita, nemmeno in vacanza, nemmeno durante una lungodegenza. Da quando, invece, ho sdoganato i sensi di colpa da libro non terminato, mi capita di buttami su romanzi improbabili, anche se ho solo ritagli di tempo, leggo mentre mescolo il ragù e mi tocca perdermi un Gp perché devo occuparmi d’altro.
Non l’avrei proprio detto che l’amo improbabile si sarebbe rivelato una lettura avvincente perché La nona vita di Louis Drax è un bel crocevia di narrazioni, un punto di incontro decisamente riuscito fra Follia di Patrick McGrath, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon e Corpi al sole di Agatha Christie.
Ci sono le atmosfere e i temi di questi tre grandi romanzi nella storia di Louis Drax, scevri, però, da inutili tentavi di imitazione.
Mi piace come scrive Liz Jensen che ha incastonato un giallo dentro ad un romanzo psicologico, combinando un racconto medico con una storia di sentimenti estremi.
La soluzione del mistero la si intravede fin da subito ma, da soli, non la si può capire nella sua complessità. Bisogna leggere le spiegazioni del Dr. Dannachet, il medico protagonista, per avere contezza di ogni risvolto.
All’aria i pregiudizi, il salto nel buio stavolta è riuscito.
Le pagine si girano, anche così.
“Vedere e pensare sono la stessa cosa se hai gli occhi chiusi.”
L’ho letto anch’io! E anche io ho pensato allo psichiatra di Follia. Bello, bello, bello.
E’ vero, lo ricorda, soprattutto nella lucidità con cui si vede “da fuori”. Piaciuto molto anche a me.
Me lo segno, la follia è il cane a cui rimandi sono una garanzia.
ml
…ben lontano da Haruki, ma pur sempre un bel romanzo. 😉
Sai sempre affascinarmi con le tue descrizioni… lo cerco e lo leggo!
Ma lo sai che ho letto dopo tuo consiglio “L’uccello che girava le viti del mondo” e ne sono rimasto soddisfatto, Murakami è uno scrittore di grande fantasia che mi ha trascinato con tutte e due i piedi nel suo pozzo onirico e surreale! 😉
ciao un abbraccio!
Grazie! Anche io, sapessi, ho trascorso molto tempo dentro il pozzo onirico e surreale di Okada Toru… 😉
Un abbraccio a te, Vanni carissimo.
“Qualcuno chiamava qualcuno. Qualcuno cercava qualcuno.”
con affetto ciao ciao
Esatto!
Ricambio l’affetto, my dear Vanni.
Stefania Hai mai letto niente di Diego Cugia? Mi piace tantissimo
Ciao Maurizia, no, mai letto, ma non sei la prima che me ne parla. A questo punto mi sa che lo leggo. Da quale titolo mi consigli di partire?