Il finale che volevi

Bruno

Bruno non riesce a guardare la donna che Gianna è diventata.
Percorre il suo corpo con lo sguardo e non si orienta più.
Osserva i suoi capelli corti, le forme arrotondate, le grinze sulla pelle e i segni dell’età. Per quanto la scruti non riesce a ritrovare, nei suoi occhi torbidi, la ragazzina ostinata che gli teneva testa nelle discussioni, l’amazzone leggiadra che lo faceva impazzire di gelosia, la mente accorta che fantasticava sogni impossibili architettando percorsi di vita concreti.

Bruno osserva Gianna e vede solo una sagoma appassita, un’impronta che non conosce, una presenza pesante che dorrebbe tenersi stretto e che, invece, desidera respingere. Arrivato alla sua età, con il futuro alle spalle e il domani sempre più corto, certe pazzie non si dovrebbero fare, lo sa bene pure lui. Ma come si fa a sopportare una realtà che non si vuole?

Se lo è chiesto, ci ha pensato.
Si è convinto e poi dissuaso, incitato e rimproverato.
Ha deciso da solo, non si è consultato, non si è confidato.

Ha scelto il 4 giugno per cancellare una vita intera, un giovedì come un altro per farle trovare la casa vuota ed un piccolo biglietto con su scritto:
Non ho più niente da dirti.

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