Nella reazione a catena dell’imprevedibilità

monaco

Lo si dice da sempre: Montecarlo non è la pista dei motori, è la pista dei valori diversi. Azzardo e paura, fortuna e follia, esaltazione e prudenza, qui, più di ogni altro circuito, compongono la griglia finale.

In un tracciato in cui è difficile avere una visuale complessiva, solo tratti parziali infilati in un budello cittadino, sorpassare è impresa per pochi, si mira alla continuità sperando che chi è davanti sbagli e chi sta dietro non stia vivendo una giornata da eroe. Montecarlo è così, congela le posizioni finché qualcuno non osa sfidare l’equilibrio condiviso. Oggi ci ha pensato Verstappen, il ragazzino, a scatenare il caos, a far cadere il primo tassello del domino nella reazione a catena dell’imprevedibilità. Il team Mercedes ci ha messo del suo e il risultato assurdo non è facile da spiegare.

Nico transita da leader immeritato, Seb, guidando da fenomeno, si ritrova secondo senza quasi sapere perché, Lewis, tenendo gli occhi fissi a terra, sale sul terzo gradino, quello della rabbia. Perché nel circuito monegasco non si misurano le prestazioni, si misura la sorte.

 

 

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28 pensieri su “Nella reazione a catena dell’imprevedibilità

  1. Si misura la sorte ma anche la bravura, vettel per esempio, a parte la buona sorte finale, e’ riuscito a stare incollato alla seconda mercedes per tutta la gara, kimi, lasciamelo dire, e’ stato un po’ pollo (troppo largo in occasione del sorpasso pirata di ricciardo), verstappen scatenato, capace e sfortunato ( ho il sospetto di una frenata anticipata di grosejan). e per quanto noioso, montecarlo ha un fascino tutto suo, niente sorpassi ma ogni curva e’ un’emozione.
    Ciao Ste,
    ml

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