E nel mentre, quel mentre in cui stai faticando a ricomporre un’esistenza che risulti perlomeno accettabile, ecco che lei ricompare. Non l’avevi previsto, non potevi immaginare che un semplice saluto per interposta persona avrebbe fatto tremare quel flebile equilibrio che manteneva in aria il foglio sottile di carta velina.
Hai faticato così tanto, Sante, a tenertela lontana, ci hai messo tutta la volontà e l’impegno, l’autoflagellazione implicita nel non cercarla, l’autoconvinzione che fosse la cosa giusta, il martirio del più banale dei vorrei ma non posso.
E così, mentre i tuoi occhi osservano crollare il castello che credevi di pietra e che hai scoperto esser di piume, ti rendi conto che lei ti ha fregato, che l’asso di briscola è sempre stato nelle sue mani e che tu eri solo una comparsa, un figurante malcapitato nelle grinfie di una meravigliosa e inafferrabile megera.
In quel mentre, Sante, l’autostima è finita, seppellita sotto una regina di coppe che, rivolta a pancia in su, ha fatto man bassa di ogni tua certezza, del due di spade che sei. Ti ha inghiottito in un sol boccone, rivelandoti l’assurda verità che il tuo amore per lei altro non era che pura immaginazione.
Un po’ criptico ma quel che basta per metterci dentro quel che si vuole. Bello!
Diverse possibili letture. Grazie!
well done!
Thanks!
Mi stupisce il finale. Scopre di non amarla? Tutto faceva preludere a una sua resa ( di Sante) alla donna ineluttabile.
Ciao Stefy,
ml
E’ così che vedo le dipendenze, proiettate su qualcosa di esterno, ma da noi originate.
Ciao ml!
È molto interessante questo paradosso finale, concordo con ml nel dire che credevo che Sante fosse destinato alla resa, ma capisco Stefi che dice che l’amore così… “helpless” (scusate, non mi viene la parola) esiste solo sotto forma di ossessione, non è vero amore, in fondo.
E’ un labirinto mentale in cui ci si imprigiona con le proprie mani. Grazie Lisa 🙂