E poi, Bea

Bea

“Per convincermi a lasciarti mi ripeti sempre che le nostre strade non si sono incrociate al momento giusto. Perché si incontrassero seriamente avremmo dovuto conoscerci prima che iniziasse questo millennio, quando ero libero da impegni, da una famiglia, quando non avevo così tante responsabilità.
Lo sai bene, Bea.

Tredici anni di differenza, tu in un mondo, io in uno diametralmente opposto. Distanti negli spazi, slegati nelle convinzioni, così diversi. Serio e determinato io, spensierata e frivola tu. Io devoto, tu blasfema. Come avremmo potuto incontrarci sulla stessa strada? E’ accaduto quando il destino ha voluto che accadesse e io sono contento che sia successo in questi anni, nell’età della radicata consapevolezza delle cose impossibili. Quella consapevolezza che non mi fa perdere la ragione, nemmeno quando ti avvicini di un soffio e mi sembra quasi di poterti agguantare.

E poi, Bea, sai benissimo dove sta la verità. Che a stare insieme così, nella distanza, che a frequentarci nei pensieri, senza toccarci, per così tanto tempo, con le nostre fasi negative e positive, le parentesi folli e le confidenze notturne, i miei musi e le tue ottusità, è anche meglio di un rapporto ufficiale e tangibile, ma brevissimo. Perché una storia vera e veloce non lascia il segno, mentre una storia irrealizzabile come la nostra ha ormai segnato solchi che nemmeno la volontà più ferrea potrà mai cancellare.

E poi, Bea, perché non mi lasci tu?”

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