Uno scroscio di pioggia invernale ha decorato la finestra della camera da letto con una scia di gocce gelide. La giornata sta nascendo storta, Rita lo capisce dai mugugni sonnecchianti che sente provenire dall’altra parte del cuscino. Quando Leonardo borbotta in quel modo, vuol dire che i demoni gli hanno fatto visita nei sogni, che la notte non è andata bene, anche se ha dormito a lungo, all’apparenza placido come un angelo.
Rita si sfila silenziosamente dal letto e si infila velocemente in doccia, vuole essere pronta prima che Leo si svegli, vuole raddrizzargli la giornata. Non si separa mai dal suo piccolo guerriero, sei anni sono pochi per cavarsela da solo con quella specie di “mal cadùc” che è comparso dal nulla un pomeriggio di primavera.
Da quando Leo ha iniziato a non stare bene, Rita ha cambiato la propria vita per stare con lui, ha chiesto un periodo di aspettativa al lavoro, lo ha protetto, accudito, accompagnato, lo ha ripreso con sé nel lettone. C’è qualcosa che non funziona nella crescita di suo figlio, un meccanismo difettoso che genera assenze e provoca cortocircuiti. A lunghi momenti di consapevolezza, Leo alterna brevi stati di incoscienza, attimi incoerenti che piovono dal cielo senza preavviso, strati che si depositano ed evaporano senza logica apparente, come quelle gocce sui vetri di casa.
Non c’è una diagnosi chiara, non c’è un futuro certo, c’è solo un presente, instabile, da dover accettare.
La decisione di vivere nell’oggi Rita l’ha presa in un attimo, ha capito che interrogarsi è superfluo, che recriminare è inutile, che pensare al passato è dannoso. Le paure non servono, sono materiale tossico che inquina l’esistenza. Non è forza la sua, piuttosto uno scellerato istinto di sopravvivenza.
Ogni giorno è un oggi e nell’oggi di Rita e di Leo c’è una visita a Sabrina, l’amica in difficoltà che fatica a ritrovarsi.
Ogni oggi ha una missione e nell’oggi di Rita e di Leo c’è un compito importante: insegnare a Sabrina come si guarda il cielo, per indovinare, con gli angoli delle labbra piegati all’insù, dove si poserà l’ultima goccia di pioggia.
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Sarò ripetitiva ma mi emozioni sempre…Che bello!
Sarò ripetitiva, ma mi fa sempre piacere sentirmelo dire. Grazie!
Ps: Rita ha la chioma ramata, lo dice Sabrina nel racconto precedente…l’ispirazione funziona così, amica mia carissima…
Bel seguito e gran bella foto!
Grazie cara, in effetti questo scatto piace molto anche a me…
Bello, bello, bello in sintonia con l’inizio di questa giornata padana…
…che tanto prima o poi spunta il sole…
In bocca al lupo, Rita e Leo!
Crepi il lupo…! Grazie!
Ciao Stefi, grazie per il saluto e grazie per le tue storie sempre molto delicate e profonde, in effetti sono rimasto indietro e ne ho un po’ da leggere…
Vanni
….allora buona lettura Vanni, sai che qui non troverai caratteri giapponesi, ma le mie solite righe, orizzontali. Un abbraccio! 🙂
A sud del confine, a ovest del sole?
Siii, la frase nel mio blog era riferita al mio vagare mentale così ho cercato un modo per risponderti, è chiaramente il titolo del libro di un tuo amato scrittore e comunque un’altra mia non lettura che colmerò! ho letto un po’ qui e la le recensioni e mi ha incuriosito, quella sensazione di vuoto e nostalgia… affinità elettive… un abbraccio Vanni 🙂
E’ un mare aperto Murakami. Nel suo mondo il vuoto predomina e il lettore è invitato a riempirlo. Io cerco di farlo ogni volta che lo leggo, ci metto dentro i miei significati e, spesso, mi ci ritrovo. Eh si, caro Vanni, affinità elettive, le trovo spesso, anche quando le tue foto incrociano le mie righe. 🙂
Copywriter & Art Director… 🙂 to be continued…
Una collaborazione? Sarei onorata! 🙂
ahahah! và bene… allora dobbiamo trovare clienti! 😀
🙂 !!