Solo questo, oggi

Da Suzuka in poi mi sembra che non sia più affare mio.

Non perdo una qualifica, non salto una Gran premio, osservo le competizioni con inedito distacco. Una mescolanza di cause: l’incidente di Jules Bianchi che ha segnato una distanza, l’era di Fernando alla Ferrari che finisce senza gloria, un duello mondiale giocato in casa altrui che non riesce ad appassionarmi, tanto pare un’altalena programmata di su e giù fra Nico e Lewis.

Mi piacevano gli anni in cui a Interlagos si decidevano i mondiali, con il gioioso inno brasiliano che tirava la volata alle emozioni di fine stagione. Mi piaceva quella sensazione a metà fra l’agonismo dei momenti decisivi e l’affacciarsi della nostalgia che avrei provato nei mesi a venire, senza rombo del motore a fare da sottofondo alla nebbia dei miei inverni.

E se oggi il problema di tutti i piloti viaggiava fra il blistering ed il graining nel surriscaldamento dei pneumatici, il problema mio è che quel surriscaldamento mica l’ho sentito, anzi, è entrato un vento gelido nel mio animo di tifosa.
Un problema non da poco, dal mio punto di vista.

Solo questo, oggi.

 

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