Sta parlando attraverso un’inferriata, dall’esterno all’interno di una casa, da figlia a madre, per farsi dettare il biglietto della spesa. Cecilia non ha tempo di entrare, è inseguita dalla fretta, ha lasciato le bambine a casa da sole, il minestrone sui fornelli e una relazione da terminare aperta sul pc. Non ricorda di aver salvato le ultime righe, era giunta ad un punto nodale del suo ragionamento, spera di non averle perse. Non ricorda nemmeno di aver abbassato il fuoco sotto la pentola, teme che il bollore possa fuoriuscire e spegnere la fiamma.
Le parole della madre le entrano confuse nella testa, un elenco immutabile, a settimane alterne:
latte, insalata, uova, pollo, biscotti
acqua, zucchine, sogliola, stracchino, mele
Si nutre di quelle poche cose sua madre, non ci sarebbe nemmeno bisogno di scriverle su un biglietto, Cecilia le ha nella memoria da troppo tempo, ormai.
Mentre si sforza di concentrarsi sulla voce della madre e di tenere lontani i sentimenti contrastanti con cui combatte ogni giorno, lo sguardo le cade su una sedia bianca incastrata sotto la finestra. Il vento e la pioggia hanno composto una natura morta sulla plastica rigata. Una foglia grande e scura, nuda e solitaria, che pare sbriciolarsi in un cerchio di umidità stagnante. Due foglie più piccole, intatte nella lamina e perfette nelle nervature, si sovrappongono, creando un’appendice inscindibile dal cuore dell’immagine.
Nel momento in cui mette a fuoco i contorni, in cui intravede le sfumature, in cui afferra l’anima della natura morta che ha davanti, Cecilia vede comparire tutti i suoi affetti, tutti i significati, tutti quei sentimenti contrastanti che le tirano la giacca: la tenerezza, la determinazione, la frustrazione, la preoccupazione, la paura di non farcela. Li vede tutti lì dentro, nel cerchio inumidito, nella trasparenza fragile, nei margini precisi.
Lei che cammina sui bordi e tutto il resto al centro.
Bello.
Davvero.
If you love me (disco lips mix) – chanel
Sono contenta vagoneidiota che lo trovi bello davvero. Grazie per la canzone che mi segnali, molto dance!
è molto umana Cecilia, cioè racchiude in sè buoni sentimenti e frustrazioni comuni a molta umanità e quindi facilmente comprensibile e istintivamente condivisibile.
ma quello che fa di questo un brano diverso, più elevato, è il perfetto equilibrio tra dentro e fuori, tra Cecilia personaggio e te persona. Mi spiego, la scrittura, la buona scrittura, dovrebbe consistere in questo, nel rendere oggettivi, da chi scrive fatti ed emozioni che lo riguardano direttamente, renderli distanti ma ancora indirettamente propri. Allora qui abbiamo la berve storia di Cecilia, dilaniata, “tirata per la giacca” da sentimenti contrastanti, la devozione e la sopraffazione della vita, ma abbiamo anche una fotografia descritta così bene (una foglia grande e scura, nuda e solitaria!) che evidentemente è opera tua, e questo chiude il cerchio, un cerchio toccante, coinvolgente.
per inciso, leggendo il testo vedevo nella foglia un diverso significato: la foglia madre, le foglie figlie, ma qui contano i tuoi “occhi” non i miei.
ml
Beh ml, si vede che mi conosci bene. Il percorso che mi viene spontaneo per rendere oggettive le emozioni è viverle intensamente e non filtrarle. Solo così mi vengono fuori “spersonalizzate”. Se ci ragiono e le rielaboro, le rovino; se invece le ribalto subito, per quello che sono, riesco a renderle distanti ma reali. Capita anche a te? La foglia madre e le foglie figlie è una delle letture, i miei “occhi” hanno privilegiato l’idea del centro e dell’appendice, comunque connessa all’idea di maternità, ma anche parte di un tutto emozionale più ampio.
Grazie per i complimenti sinceri. 🙂
io da anni ho Camillo, il corrispettivo della tua Cecilia 🙂
Lo conosco Camillo, anche se ultimamente l’ho un po’ trascurato. Questione di tempi e di spazi che fatico a ritagliarmi 😦
Sai una cosa amica? ho proprio voglia di avere questi racconti di fianco a me, sul comodino o nella borsa, sfogliare il libro e trovare un racconto in un momento qualsiasi della mia giornata, mi emozionano tantissimo. Li pubblichi? io li comprerei…Grazie grazie grazie
Dici davvero Robbi? Compreresti le mie microstorie? Ma grazie! Lo so che mi vuoi molto, ma molto bene…..correva l’anno 1986 quando la tua chioma rossa incontrò i miei vestitini a cuoricini e da allora non ci siamo più separate. Amica mia, ti abbraccio!
Ma dico sul serio! allora mi sa che se non le pubblichi tu comincio a stamparmele io e fare un raccoglitorino…
a prestissimo! e racconta, racconta , racconta!
Un raccoglitorino….mi piace l’idea! Un bacio, mia cara.
Sembra la mia vita! Mi immedesimo alla perfezione. Grazie per questo microraconto, non sono sola…..
Grazie a te Sally, Cecilia è con te…e anche io…ci immedesimiamo insieme 😉
Così vero così vicino e anche inquietante per quel senso di pericolo indefinito che mi arriva
Grazie
Alessandra
Alessandra cara, che bella sorpresa trovarti fra le mie righe, benvenuta!
Hai colto bene, da madre e da figlia, quel senso di pericolo che scorre minaccioso e ansiogeno nei pensieri scanditi di Cecilia. Grazie, anche per la sensibilità. A prestissimo su queste e su altre pagine. Nel mentre, un abbraccio.
Ciao Stefania, apprezzo molto il tuo blog per la sensibilità che dimostri e la buona capacità comunicativa. Ti lascio un dono: ti ho nominata per la “prevenzione del tumore al seno”, una nomina/sollecitazione ad aderire e parlare dell’importanza della prevenzione. Trovi regole e award sul mio blog all’articolo Premi. Buona notte. Pina.
Grazie Pina, sei molto gentile. Passerò prestissimo dal tuo blog. A presto.
Ciao Stefi, quando puoi. Un saluto. Pina.
Fatto, grazie ancora.