Con i libri paradossali, di solito, non vado d’accordo. Ma con un libro paradossale che è anche verosimile, che è pure scritto bene, che fa piangere e persino commuovere, ho scoperto di andare d’accordissimo.
Cosa ti cade dagli occhi di Gabriele Picco è un libro così, capace di colpirti nella sua illogicità, abile a strappare sorrisi, inevitabilmente cialtrone quando fa appello alle ragioni del cuore.
Ennio, ragazzo affetto da introversione e da imbarazzanti problemi intestinali, è incapace di piangere. Custode di un segreto più grande di lui, lascia l’Italia per trasferirsi a New York in cerca di un futuro migliore o, forse, di un presente accettabile. Trascorre le sue giornate a fotografare lacrime piene di alberi, nuvole, fiori e palazzi, a inciampare in stravaganti quaderni ricchi di disegni, a vendere appartamenti improponibili infestati da animali impertinenti.
Con l’aiuto di una giovane giapponese che ogni giorno scrive lettere a Dio, di un ragazzo che vive con una telecamera nei capelli e di un anziano collezionista di polvere, potrà, a un soffio dalla morte, rivivere il passato, ritornare nel presente e persino immaginare il futuro.
I disegni, nel libro, ci sono davvero, li ha abbozzati lo stesso Picco con tratti nitidi in chiaroscuro.
I segreti sono le pellicine che si formano sulle labbra screpolate della gente, vanno tirati via a piccoli morsi, stando attenti a non sanguinare.
Ciao, c’è un pensierino per te, nel mio ultimo post “una finestra spalancata sui pensieri”… Buona lettura!
Grazie Cri! onorata di questo tuo riconoscimento e scusami tanto del ritardo con cui ti rispondo. Il periodo è davvero infernale, sempre di corsa e di rincorsa. Sono rimasta indietro con la pagina dei premi, l’aggiornerò quanto prima. Un abbraccio e ancora grazie.
Stefi