La settima onda è un libro veloce che non si può definire romanzo. E’ un racconto istantaneo, una lettura fulminea.
E’ rapidissima la comprensione dei dialoghi fra Leo ed Emma, i due protagonisti, ed è pressante la curiosità di sapere come andrà a finire stavolta. Perché la settima onda è il sequel di Le ho mai raccontato del vento del nord che Daniel Glattauer scrisse quasi dieci anni fa aprendo la strada ai moderni racconti epistolari, quelli in cui la comunicazione elettronica diventa vettore dei sentimenti umani.
Due sconosciuti si incrociano in rete per colpa di un indirizzo e-mail sbagliato. L’evoluzione sembra prevedibile, il finale sembra scontato, ma Glattauer è abile ad abbindolare il lettore sull’equilibrio emotivo fra Leo ed Emma, su chi è forte e chi debole, su chi conduce il gioco e chi, invece, lo subisce.
Bandite le descrizioni oggettive, sacrificata la prosa, ridotto ai minimi termini il contesto ambientale, la settima onda è fatta di parole dirette e di frasi ficcanti. Un tuffo ironico nella vorticosa contemporaneità delle relazioni interpersonali.
Ho pianto per te lacrime asciutte. Ho riso di te in preda all’isteria.
Ho pensato: per la seconda volta è già finito quel che non è mai cominciato.
Ho amato la freschezza di questi due libri. Emma e Leo, coppia straordinaria!
Bella la nuova veste grafica delle righe. E’ una foto tua?
Grazie Maria, si è una foto mia. L’originale è più ampia e con più colori. Scattata alle otto di mattina del 6 gennaio in aperta campagna.